OPEC

La Russia, l’Arabia Saudita e la guerra del petrolio

October 15, 2022

Economia

– di Paolo Balmas –

La scorsa settimana, mercoledì 5 ottobre, i paesi dell’Opec e dell’Opec+ si sono incontrati a Vienna dove hanno raggiunto la decisione di ridurre la loro produzione complessiva di petrolio del 2%. La stampa ha riportato la notizia sottolineando due questioni. La prima è il disappunto dell’Amministrazione Biden negli Usa e la seconda è la presunta alleanza fra Russia e Arabia Saudita contro gli Stati Uniti sul fronte del mercato mondiale del petrolio. Sebbene ci sia del vero in tale interpretazione, come al solito, le cose non sono così semplici. Prima di tutto, Opec e Opec+ non sono solo Arabia Saudita e Russia, anche se queste sono di gran lunga le più importanti produttrici di greggio dei due rispettivi gruppi di paesi. Più che alleate, le due possono avere interessi comuni nelle circostanze attuali. Inoltre, non è detto che le ripercussioni dei tagli alla produzione colpiscano negativamente gli Usa nella loro interezza e complessità. Infine, in questa storia gli Usa continuano a essere descritti come consumatori di petrolio quando invece sono diventati non solo di gran lunga i maggiori produttori al mondo, ma anche esportatori netti. Il che cambia tutto.

Gli Usa producono circa il 20% del petrolio sul mercato (circa 20 milioni di barili al giorno) mentre l’Arabia Saudita e la Russia raggiungono entrambe fra l’11 e il 12% (circa 11,5 milioni di barili al giorno ciascuna). Tuttavia, le esportazioni degli Usa costituiscono solo fra il 6 e il 7% del petrolio in commercio nel mondo, mentre l’Arabia Saudita e la Russia hanno raggiunto oltre il 13% e il 12% rispettivamente. Sono solo pochi anni (circa sei) che gli Usa sono entrati in competizione per diventare primi produttori ed eventualmente primi esportatori di greggio nel mondo. Gli Usa hanno colmato vuoti dovuti alle varie guerre nel Mediterraneo, specialmente quella libica, e nel Sud America con le crisi economiche e politiche, in particolare in Venezuela, ma anche Brasile. Oggi colmano anche i vuoti lasciati sul mercato del gas europeo in seguito alla guerra in Ucraina, alle sanzioni alla Russia.

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