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I working poor e la protesta politica

April 15, 2017

Economia, Notizie, Politica

– (free)

Può sembrare strano, ma ci sono ancora giornalisti ed academici famosi e rispettati che sembrano convinti – o almeno così affermano – che i fattori economici non abbiano molto a che fare con il successo dei partiti di protesta, o “populisti” in tutto il mondo occidentale. Infatti il legame tra il disagio economico e la crescita dei candidati anti-sistema è un tema che pur essendo abbastanza evidente ai più, trova ancora resistenze in alcuni quartieri dell’élite politica, convinta che in fondo siano il razzismo e il rifiuto dei valori dell’inclusione il volano pressoché esclusivo di eventi come la Brexit, la vittoria di Donald Trump nelle elezioni statunitensi, e il successo di altri candidati e partiti outsider in occidente.

Nel suo Italy Brief per il mese di aprile 2017, l’associazione Prometeia di Bologna ha cercato di mettere in relazione l’aumento dei poveri che lavorano (working poor) con il successo di queste formazioni politiche, in vari paesi europei. Gli analisti iniziano con la seguente affermazione: “Seppur i fenomeni socio-politici siano complessi e si sviluppino in modo diverso in contesti diversi, uno studio recente dimostra che redditi più bassi e difficoltà finanziarie siano fattori determinanti nell’aumento della preferenza degli elettori per i partiti ‘populisti’ in Europa, e che questo effetto viene acuito da effetti economici negativi, come la crisi del 2008 e le sue conseguenze”.

La Prometeia cita uno studio pubblicato recentemente dall’Istituto Einaudi per l’economia e la finanza (EIEF), dagli autori L. Guiso, H. Herrera, M. Morelli e T. Sonno, che contribuirebbe all’impressione che proprio l’Italia, dove sono più alti i livelli di disoccupazione e di povertà tra chi lavora rispetto alla media europea, sia un paese particolarmente esposto al rischio del populismo.

Il grafico sotto indica la tendenza e i numeri assoluti per l’Italia, in alto, ma fa vedere anche l’aumento dei working poor in Germania, fenomeno di cui si parla molto meno considerando l’impressione diffusa che l’economia tedesca stia attraversando un momento di forza senza precedenti recenti. Tuttavia gli analisti di Prometeia notano che la Germania ha visto anche un calo del proprio tasso di disoccupazione, e “il principale partito euroscettico, Alternativa per la Germania (Afd) sembra aver guadagnato pochi consensi negli ultimi anni.

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– Newsletter Transatlantico N. 19-2017

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