Dombrovskis

L’Europa ancora fissata sul debito

May 1, 2023

Economia

La Commissione europea ha presentato la propria proposta per riformare il Patto di stabilità e crescita, dopo mesi di discussioni tra i governi degli Stati membri. Il tempo stringe per raggiungere un accordo, in quanto il Patto dovrebbe rientrare in vigore – dopo la sospensione di questi anni in risposta alla pandemia – nel 2024.

Ad una prima lettura diventa evidente che, mentre l’UE sembra aver rilassato alcuni dei requisiti di aggiustamento, l’approccio ideologico di base del Patto non è cambiato. Rimangono i parametri del 3% e del 60%, rispettivamente come soglia del rapporto deficit/Pil e del debito pubblico/Pil, ma semplicemente si cerca di cambiare il modo di farli rispettare. A livello formale, si tratta di un modo per evitare di mettere mano ai trattati, mentre in termini pratici comporta una sorta di realismo a doppio taglio: si richiede la riduzione del debito dello 0,5% all’anno, non del 5%, che sarebbe stato catastrofico se attuato in un paese come l’Italia. Tuttavia, anche per questo motivo diventerà più facile richiedere l’effettiva attuazione di questi tagli.

Lo ha detto il vicepresidente della Commissione, Valdis Dombrovskis, durante la presentazione della riforma: “Ora gli Stati non potranno più rimandare gli aggiustamenti di bilancio… non ci saranno più scuse”.

A parte i parametri, la riforma del Patto spinge l’Europa lungo la strada già intrapresa con il PNRR: aumentare il coinvolgimento della Commissione nelle scelte dei governi nazionali. Nel caso degli Stati membri che superano ancora i parametri su deficit e debito, la Commissione stabilirà una “traiettoria tecnica” per assicurare che il debito o il deficit si riduca e rimanga a livelli “prudenti”.

Nel comunicato della Commissione il primo punto che si sottolinea è la necessità di ridurre i livelli di debito pubblico, “notevolmente cresciuti”. Cioè, dopo l’emergenza della pandemia, che ha richiesto grandi spese per la sanità e anche per sostenere l’economia, si pensa di tornare indietro agli stessi parametri di prima. Qui si dimostra tutta la debolezza dell’approccio dell’UE, in termini di potenziali danni alle economie europee e di ideologia monetarista.

Da una parte, è evidente che un taglio di bilancio aggiuntivo di 14-15 miliardi di euro all’anno – l’ipotesi dei tecnici della Commissione per l’Italia – costringerebbe il governo italiano a togliere risorse dall’economia. Dall’altra parte, solleva una domanda più profonda: serve veramente ridurre il debito pubblico?

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