China Construction Bank

Credito e finanziarizzazione nella trasformazione cinese

April 19, 2023

Economia

– di Paolo Balmas –

Lo scorso 16 aprile 2023, nella città di Mianyang, nella provincia di Sichuan in Cina, si è tenuta la prima conferenza sulla Piattaforma nazionale di cooperazione fra industria e finanza, un’iniziativa sponsorizzata dai ministeri cinesi dell’industria e tecnologie informatiche e delle finanze. La Piattaforma ha l’obiettivo di facilitare l’interazione fra banche e imprese e copre per il momento le giurisdizioni di 51 città per un totale di 180.000 imprese e 1.500 banche (e altre istituzioni finanziarie). Il programma di cooperazione fra industria e finanza ha prodotto circa 500 miliardi di yuan (67 miliardi di euro) di credito in circa due anni. Tale espansione è andata di pari passo con il generale aumento del credito alle imprese registrato in Cina.

Secondo i risultati presentati dal governo cinese in aprile, di circa 11 trilioni di yuan (1,46 trilioni di euro) in prestiti elargiti nei primi tre mesi del 2023, circa lo 84% è andato a imprese e solo il 16% alle famiglie. I dati vanno letti insieme ad altri, che lasciano intravedere i cambiamenti che sono in atto in Cina. Prima di tutto, il calo di prestiti alle famiglie conferma il ridimensionamento del settore edilizio cinese che ha raggiunto, se non oltrepassato, il livello di saturazione (si continua a costruire anche se le case non vengono abitate, una pratica comune alle economie avanzate, che in Europa riguarda più del 10% delle abitazioni). In altre parole, la vendita di proprietà immobiliari è rallentata e le attività di espansione del credito bancario cercano nuove sponde, fra cui appunto quella delle imprese, per sostituire la domanda calante di mutui per la casa. In secondo luogo, e malgrado la crescita del credito alle imprese, la Cina ha registrato per la prima volta un aumento del credito bancario maggiore dell’aumento delle attività produttive, cioè, le banche commerciali creano più denaro di quanto ne serve all’economia reale.

Questo ultimo fenomeno, secondo alcuni economisti cinesi, è dovuto alle politiche di stimolo della banca centrale. In qualsiasi caso, rappresenta un punto di svolta nella storia economica cinese in cui il capitale aumenta ma non produce, nel senso che non è diretto verso attività produttive registrate nel Pil. Anche la Cina, quindi, non è immune dal processo di ‘finanziarizzazione’ dell’economia, un processo che è soltanto all’inizio, che avrà certamente caratteri distintivi ‘alla cinese’, ma che attrae le attività finanziarie esterne.

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