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Usa-Russia-Ucraina: guerra calda o guerra psicologica

February 11, 2022

Politica, Strategia

– di Andrew Spannaus –

Continua la battaglia di parole intorno all’Ucraina tra Stati Uniti e Russia, con diplomazia ma anche con accuse reciproche che fanno temere un peggioramento della situazione, nonostante il coinvolgimento di altri paesi, a partire dalla Francia, nel tentativo di mediare e abbassare le tensioni. Nelle discussioni dell’ultima settimana la Russia ha ribadito nuovamente che non ha intenzione di invadere l’Ucraina. Ciononostante, i rappresentanti degli Stati Uniti sono tornati a parlare di un’azione “imminente” da parte di Mosca, seppur lo stesso governo ucraino chieda agli americani di non alzare i toni. In questo contesto, per capire quale sia la situazione reale, occorre conoscere i fattori in gioco a Washington in questo momento.

Il primo aspetto da esaminare è la contraddizione tra le parole e i fatti che si vede da entrambi i lati. Sul lato russo, la smentita di alcuna intenzione aggressiva sembra contrastare con il posizionamento di truppe e materiale bellico nelle zone di confine. E’ evidente che si intende mostrare i muscoli, non solo entro il proprio territorio ma anche nei mari circostanti e nella Bielorussia, per non parlare di un probabile aumento della presenza militare in altre aree – come il Mediterraneo – per dimostrare che la Russia fa sul serio quando indica l’intenzione di contrastare ogni operazione vista come una minaccia per la propria sicurezza.

Dunque a Washington si dice che i fatti indicano una realtà diversa da quanto dichiarano pubblicamente Putin e il suo ministro degli Esteri Lavrov: anche in base ad alcune comunicazioni intercettate negli ultimi giorni, cresce la convinzione che la Russia intenda invadere davvero. L’approccio è di denunciare il pericolo e di minacciare conseguenze pesanti, onde convincere Putin a cambiare idea.

Dunque si prosegue con la preparazione di nuove sanzioni, che questa volta punterebbero ad isolare la Russia a livello finanziario, tagliandola fuori per esempio dal sistema SWIFT e bloccando alcuni tipo di esportazioni, una mossa che Putin stesso aveva già ammesso sarebbe un colpo pesante, ben oltre le azioni mirate del passato. Al Senato Usa si avvicina un accordo su una legge da approvare in questo senso, ma qui emergono posizioni diverse tra chi vuole approfittare della situazione per colpire la Russia già in anticipo – i falchi guidati dal Senatore democratico Robert Menendez – e chi vede le sanzioni come un’arma fondamentale per la deterrenza, ma preferirebbe non doverle attuare, la posizione della Casa Bianca.

La strategia di Washington, però, ha delle caratteristiche particolari questa volta: si segue l’approccio della guerra psicologica, decidendo di rispondere in modo forte e asimmetrico a quanto dichiarato da Putin a livello pubblico per confonderlo e metterlo sulla difensiva.

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