Beijing

Progressi nella trattativa Usa-Cina

January 14, 2019

Economia, Politica

– (free) – di Paolo Balmas –

I toni del comunicato stampa rilasciato lo scorso 9 gennaio dal Rappresentante per il Commercio degli Stati Uniti, Jeffrey Gerrish, riguardante l’andamento delle trattative fra Usa e Cina su questioni principalmente commerciali, erano positivi. La sessione di confronto tenutasi a Pechino con i colleghi cinesi, doveva concludersi il giorno precedente, ma si è prolungata sull’onda dell’impegno delle due commissioni che hanno trattato temi delicati come il trasferimento di tecnologia, la proprietà intellettuale, le barriere non-economiche, le attività di cyber warfare. Quest’ultimo punto si riferisce alle attività di spionaggio e di sottrazione di informazioni riservate riguardanti le attività finanziarie, agricole e commerciali in generale. L’incontro si è tenuto nel quadro dei novanta giorni di trattative annunciato dai presidenti Trump e Xi durante il loro ultimo incontro a Buenos Aires.

Tuttavia, al centro degli interessi della delegazione di Washington, vi era certamente la trattativa riguardante l’acquisto di ingenti quantità di prodotti statunitensi, in particolare agricoli, di servizi e di energia da parte di Pechino. Infatti, il principale obiettivo degli Stati Uniti, secondo la linea politica della Casa Bianca, è di ridurre l’eccessivo deficit della bilancia commerciale, che oggi è ampiamente in favore della Cina. Ancora non sono state dichiarate le date ufficiali dei prossimi incontri. In ogni caso, i commenti da entrambe le parti sono stati positivi. Il sottosegretario agli affari agricoli degli Usa, Ted McKinney, ha dichiarato che le due parti hanno preso così seriamente il dialogo che hanno esteso l’incontro, in modo del tutto inaspettato. Gli analisti, in Cina, hanno notato altri due fattori incoraggianti, oltre all’estensione dell’incontro. Il primo riguarda il fatto che la Cina ha accettato di acquistare i prodotti offerti da Washington al fine di riequilibrare, almeno un minimo, la bilancia commerciale; il secondo, invece, riguarda la visita inaspettata del vice premier cinese, Liu He, al tavolo delle trattative, cosa che ha fatto balzare l’incontro sulle prime pagine delle testate locali.

Malgrado i toni positivi che hanno avvolto l’incontro sui media cinesi, la guerra di parole sul fronte del Mar cinese meridionale è andata avanti con toni ancora più aspri del solito. Da un lato, alcuni analisti militari a Pechino hanno dichiarato che le attività della marina militare statunitense nell’area rischia di sfociare in confronti armati e che le responsabilità di tale evenienza, ma anche di una semplice collisione fra natanti, sarebbero da attribuire unicamente a Washington. Dall’altro, alcuni ufficiali cinesi hanno lanciato una velata minaccia, quando hanno dichiarato che in un confronto sui mari la Cina potrebbe sfruttare i timori della marina Usa, che consiste nel temere più di ogni altra cosa l’immenso costo di vite umane nel caso due portaerei operative nel settore dovessero affondare. Inoltre, gli ufficiali militari, hanno fatto notare che la cosiddetta guerra economica non ha in realtà nessuna motivazione economica, ma è solo il riflesso di un cambio generale di strategia alla Casa Bianca.

Sullo sfondo di trattativa e guerra di parole rimangono le domande più importanti, sul futuro della politica economica cinese. Queste riguardano prima di ogni altra cosa le prospettive di apertura del mercato agli investimenti esteri, da cui dipendono in parte le riforme del sistema cinese. L’apertura del settore bancario e finanziario, ad esempio, innescherebbe un profondo cambiamento nelle attività d’investimento in Cina e nelle attività cinesi all’estero. Il presidente Xi ha già annunciato da tempo tale apertura, ma le resistenze sono ancora molte. Come minimo si dovrà attendere la fine delle trattative commerciali con Washington (che dietro le quinte riguardano da vicino anche questo punto), per vedere cambiamenti sostanziali. Sulla stessa onda viaggiano le speranze e le aspettative delle riforme industriali in Cina. Da un lato Pechino vuole affrontare un cambiamento epocale e divenire realmente competitiva su un piano di respiro globale; dall’altro Washington vuole assicurarsi i vantaggi, che in parte già possiede, necessari per continuare a essere il principale partner commerciale della Cina e sfruttare in modo espansivo un mercato potenziale di oltre un miliardo di consumatori.

– Newsletter Transatlantico N. 1-2019

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