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Le mini-bombe nucleari

March 5, 2019

Notizie, Strategia

di Andrew Spannaus –

Diventano più piccole le bombe nucleari. E’ iniziata negli Stati Uniti la produzione della nuova generazione di testate, W76-2, con una potenza di circa 5 kiloton, appena un terzo dell’ordigno esploso ad Hiroshima nel 1945. La testata è stata progettata per essere installata sui missili Trident, portati dai sottomarini, con una gittata di oltre 12 mila chilometri.

In questo caso, più piccolo si traduce in più pericoloso. Succede perché l’idea di un’arma più piccola serve ad un solo scopo: pensare di utilizzarla effettivamente, ma in modo limitato, cioè senza passare ad un livello tale da scatenare una catastrofica guerra nucleare.

Ci sono stati sforzi per limitare o eliminare le armi nucleari tattiche negli anni, e soprattutto di mantenere ben distinta la linea tra guerra convenzionale e guerra atomica. Ora invece il rischio è che si introdurrà un elemento di confusione molto pericoloso. Infatti i missili che porteranno il W76-2 sono identici a quelli con una testata molto più grande. Chi deve valutare la risposta non saprà se si tratta di un attacco massivo, o qualcosa di più limitato.

L’ambiguità è presente anche nel contesto della dottrina Usa Prompt Global Strike, che accorpa i bombardieri nucleari e convenzionali sotto lo stesso comando, e anche con l’idea annunciata nell’ultimo Nuclear Posture Review di mettere testate nucleari sui missili cruise, di nuovo offuscando la differenza tra i due tipi di ordigni.

Anche la Russia sta investendo nella modernizzazione del proprio arsenale nucleare, comprese le armi “tattiche”, dispiegate dai vari rami delle forze armate. La giustificazione russa per questo tipo di armi è che la Nato e gli Usa sono superiori in termini di forze convenzionali, e quindi occorre mantenere la parità con le altre potenze nucleari. Secondo alcuni resoconti giornalistici – come quello nel libro “Fear” di Bob Woodward – la Russia avrebbe minacciato di utilizzare le armi nucleari tattiche nei paesi baltici se dovesse scoppiare un conflitto in tale area, sui propri confini.

– Newsletter Transatlantico N. 9-2019

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