Gerasimov

La “Dottrina Gerasimov”: realtà o confusione?

October 18, 2018

Migliori, Strategia

(free) – di Andrew Spannaus –

Nelle discussioni sul pericolo delle interferenze russe nella vita politica dei paesi occidentali, si sente spesso dire che l’obiettivo di Mosca è di seminare il caos, attraverso una serie di metodi che comprendono gli hacker, le fake news, e le operazioni psicologiche su Internet. Questa strategia sarebbe perfino stata annunciata pubblicamente nella strategia militare russa, dimostrando che i russi non tentano nemmeno di nascondere le loro intenzioni, piuttosto si vantano delle nuove capacità.

Il riferimento è alla cosiddetta “Dottrina Gerasimov”: nel febbraio 2013 il Capo di stato maggiore russo, il generale Valery Gerasimov, ha infatti pubblicato un articolo su una rivista militare in cui spiega che “le regole della guerra sono cambiate”, e che ormai i mezzi non-militari sono diventati più efficaci delle armi. Ormai queste tattiche rappresenterebbero il modo migliore di agire, con l’obiettivo di creare un ambiente di disordine e conflitto permanente dentro lo stato nemico. Tra gli strumenti disponibili ci sono “azioni e stratagemmi” in ambito informativo, che si accompagnano alla creazione di una “opposizione interna”.

Tutto chiaro? Mosca ha spiegato apertamente i suoi metodi? C’è un solo problema con questa interpretazione: in realtà l’articolo di Gerasimov è una descrizione di come la Russia vede le operazioni di altri paesi contro se stessa. Quell’ articolo, come la successiva dottrina ufficiale russa presentata alla fine del 2014, parla di come gli Stati Uniti e i suoi alleati conducono le guerre senza dichiararle apertamente, come nel caso della Libia e delle Primavere arabe più in generale. Inoltre, si punta il dito ai metodi asimmetrici utilizzati dall’Occidente, come la fomentazione delle rivoluzioni colorate attraverso le organizzazioni non governative, per esempio a Kiev.

Pertanto non risulta proprio essere una “dottrina” che dimostra i nuovi metodi dei russi nel bersagliare la nostra democrazia, ma piuttosto una sintesi di come agiamo noi, dal punto di vista di Mosca.

E’ significativo che nel marzo di quest’anno, l’analista Mark Galeotti, colui che ha coniato il termine in questione nel 2013, ha scritto un pezzo su Foreign Policy intitolato: “Mi dispiace di aver creato la ‘Dottrina Gerasimov’”. Nell’articolo Galeotti scrive che l’unico problema con questa dottrina, è che non esiste affatto, procedendo a spiegare come si è creato l’equivoco e incoraggiando i lettori a cambiare il modo di pensare alla questione per capire meglio la minaccia russa.

Tutto questo non significa, ovviamente, che la Russia non tenti di utilizzare gli stessi strumenti che crede siano utilizzati contro di lei. Anzi, era esattamente questo lo scopo della denuncia di Gerasimov, che ha il compito istituzionale di prevedere possibili cambiamenti negli affari militari, e di identificare le prospettive per il futuro. Ma costruire una narrazione generale su un equivoco non è utile né per combattere le minacce vere, né per cercare punti di incontro con la Russia attraverso la diplomazia, uno degli obiettivi dell’attuale presidente americano, per quanto contrastato da altre forze all’interno dell’Amministrazione.

– Newsletter Transatlantico N. 34-2018

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