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Gli investimenti diretti cinesi e il futuro delle relazioni fra Cina e UE

October 13, 2018

Economia, Politica

– analisi di Paolo Balmas –

Mentre la trasformazione del mercato mondiale è in corso, spinta dalle rappresaglie economiche fra Stati Uniti e Cina, le incertezze aumentano in Europa. Al di là degli altri grandi temi che occupano i corridoi di Bruxelles, dalla Turchia alla Russia, dalla Brexit all’Iran, quando si parla di Cina le preoccupazioni riguardano principalmente le acquisizioni strategiche che negli ultimi anni Pechino ha portato a termine nell’Unione Europea. Infatti, quasi la totalità (86%) degli investimenti diretti cinesi nell’Ue è dedicata alle acquisizioni e non alla realizzazione di infrastrutture, come si potrebbe credere sull’onda della notorietà del progetto della Cintura economica. Questo dato, rivelato da Philippe Duponteil, membro della Commissione Europea, durante la conferenza sugli investimenti cinesi in Europa organizzata da Egmont e da Think Visegrad, tenuta a Bruxelles il 3 ottobre scorso, dimostrerebbe, fra l’altro, la sostanziale differenza fra la Cina e gli altri grandi investitori, come Stati Uniti e Giappone, che dedicano alle acquisizioni una percentuale minore.

Il principale obiettivo di Pechino è di entrare in possesso dell’alta tecnologia, come è stato nel caso dell’acquisizione della tedesca Kuka, necessaria per una nuova fase di sviluppo dell’economia. Sullo sfondo vi è il progetto Made in China 2025, che ha come obiettivo fare della Cina una reale concorrente degli Usa e della Germania nella produzione ed esportazione di alta tecnologia. Per raggiungere questo traguardo Pechino ha bisogno di nuove conoscenze e nuovi asset, nonché di capitali. La prima China International Import Expo, prevista per il prossimo novembre, vuole attrarre imprenditori e investitori in Cina. Sebbene si continui a parlare di opportunità relative ai progetti della Cintura economica, soprattutto nei paesi più periferici dell’Unione Europea, sembra che le vere opportunità si stiano presentando in Cina, con il suo mercato, sostenuto da circa 1,4 miliardi di abitanti.

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