LNG terminal

Cambiamenti in ambito energetico

January 13, 2018

Economia, Notizie

(free) – di Paolo Balmas –

La decisione presa in Cina, ormai da qualche anno, di ridurre al minimo i consumi di carbone per la produzione di energia in favore del gas naturale liquido (LNG), permette di intravedere all’orizzonte il sorpasso del Giappone, da parte di Pechino, anche nel consumo di LNG. Per il momento, Tokyo mantiene il primato di maggior importatore di LNG, sin dal 2011, quando si verificò il disastro di Fukushima e la conseguente chiusura delle centrali nucleari. Attualmente, però, la Cina è il principale importatore di gas, se si calcolano insieme l’LNG e il gas naturale importato direttamente con i gasdotti (la Cina è anche il primo importatore di greggio e di carbone).

La relazione con la Russia, come uno degli esportatori fondamentali per il mercato energetico cinese, è nota e consolidata. Mosca ha messo un nuovo record di produzione di gas nel 2017, con un aumento dell’output del 7,9% rispetto all’anno precedente. Molti progetti di terminal per l’export di LNG sono in fase di realizzazione, quanto il volume di gas diretto in Europa attraverso i gasdotti è di nuovo in aumento. Sul fronte del gas, Russia e Stati Uniti competono per la leadership mondiale. Intanto, negli Usa si progetta la costruzione di un nuovo gasdotto per portare 240.000 barili al giorno di gas dal Montana al Kansas, per un costo di circa 1,4 miliardi di dollari. L’inaugurazione è prevista per il 2019.

Ma l’amministrazione Trump sembra maggiormente interessata al regno offshore. Infatti, ha proposto di liberalizzare le trivellazioni nelle zone di mare e oceano attualmente protette. Sono ormai anni che gli Usa conoscono le potenzialità delle riserve dei bacini a largo delle coste dell’Atlantico, mai toccati. Con la nuova posizione americana sulle esportazioni, la percezione di quei bacini cambia. Lo sfruttamento dei depositi sottomarini, nei due oceani, nell’Artico e nelle zone ancora non sfruttate del Golfo del Messico, permetterebbero a Washington di incrementare a dismisura la propria produzione e quindi le proprie esportazioni. L’amministrazione ha fatto sapere che tra il 2019 e il 2024 potrebbero essere presentate 47 gare per l’assegnazione di settori sparsi su una vasta superficie marina.

Gli Stati Uniti hanno liberalizzato l’export nel dicembre del 2015, sotto l’amministrazione Obama, e ciò rappresenta il maggior game-changer sul fronte mondiale dell’energia.

– Newsletter Transatlantico N. 1-2018

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