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L’anello debole della strategia russa in Siria

January 6, 2017

Notizie, Strategia

(free) – di Paolo Balmas –

In una intervista rilasciata a Sputnik, il professor Erel Tellal dell’Università di Ankara ha dichiarato, riferendosi all’assassinio dell’ambasciatore russo in Turchia, Andrej Karlov, che “le forze dietro a questa provocazione hanno fallito”. Infatti, il professore, come la maggior parte degli analisti, è dell’idea che la morte di Karlov abbia rinforzato il legame fra dei due paesi. Ma, al contrario di molti, dà per scontato che ci sia una regia. Anche il centro di studi strategici Stratfor, con sede in Texas negli Usa, ha subito accolto la tesi del rafforzamento del legame fra Russia e Turchia nella lotta al terrorismo.

Il giorno seguente all’omicidio si è svolto a Mosca il summit, che era stato già fissato, fra i rappresentanti russi, turchi e iraniani, per aggiornare la strategia in Siria. Il rapporto russo-turco deve aver sperimentato un nuovo vigore, secondo la teoria del rafforzamento. In poco più di un anno le relazioni fra Mosca e Ankara sono state messe duramente alla prova. Nel novembre del 2015 con l’abbattimento del bombardiere russo da parte degli F16 turchi; a giugno del 2016 con l’attentato di matrice cecena all’aeroporto di Istanbul; infine, con l’uccisione di Karlov lo scorso 19 dicembre.

Quindi, in questo triangolo strategico, il cui centro è Damasco, il punto debole non è certo la difficile relazione fra Mosca e Ankara. Piuttosto, è quella fra Ankara e Teheran. Secondo l’editorialista di Vzglyad, Petr Akopov, la Turchia ha fatto di tutto per rovesciare il regime siriano di Bashar al-Assad, mentre l’Iran al contrario s’impegnava a sradicare vari gruppi terroristici, sostenuti anche dalla Turchia, dal paese. Ora si ritrovano a condividere una strategia in qualche modo comune. Ma il problema, sostiene Akopov, è più ampio, ha una profondità storica che vede le due popolazioni in opposizione nei secoli e che si riflette sulle attuali proiezioni in conflitto dei due paesi: la Turchia vuole diventare il “leader informale del mondo arabo”, mentre l’Iran “sta cercando di espandere la propria influenza su tutti i paesi musulmani”.

L’operazione che la Russia sta tentando di strutturare non è affatto semplice. Inoltre, si complica con la richiesta avvenuta in seguito al summit di Mosca del 20 dicembre. La Russia, infatti, ha chiesto all’Arabia Saudita di unirsi alle decisioni prese dai tre attori (Iran, Turchia e Russia) che attualmente si muovono in Siria. Per Mosca pare si sia presentata la possibilità di avvicinarsi a Riyadh, malgrado le forti divergenze sul piano del commercio degli idrocarburi, e non solo in ambito della risoluzione del conflitto siriano (si veda la Newsletter Infrastrutture n. 7-2016).

– Newsletter Transatlantico N. 86-2016

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