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Kasich

I repubblicani moderati e Trump

October 7, 2017

Notizie, Politica

– (free) – di Andrew Spannaus –

Le dichiarazioni di Donald Trump continuano a spaccare la politica americana, e provocare critiche anche da parte di membri importanti del suo partito. Mentre il presidente dice molte cose ovviamente senza pensarci bene, che diventano anche imbarazzanti, è interessante notare che sotto la superficie permangono le linee di faglia originali tra lui e l’establishment repubblicano, cioè le differenze d’impostazione in termini di politica economica e di politica estera.

Finora Trump non è riuscito ad introdurre dei cambiamenti significativi in questi due grandi campi – salvo la continuazione della cooperazione parziale con la Russia in Siria – ma la sola minaccia sembra preoccupare ancora i repubblicani più mainstream. Due settimane fa abbiamo citato il caso di Mitt Romney, che dopo l’intervento di Trump all’Onu si è congratulato con il presidente per aver usato parole forti in merito a paesi come la Corea del Nord, l’Iran e il Venezuela.

Questa settimana è stato John Kasich a sottolineare la questione, seppur con una critica e non con un complimento. Kasich è il governatore dell’Ohio, è stato da molti considerato il candidato più moderato alle primarie repubblicane del 2016, e c’è perfino chi lo vede come il leader di una potenziale spaccatura del partito nel prossimo futuro.

In un’intervista alla Cnn per commentare la vittoria di Roy Moore in una primaria locale nell’Alabama – candidato molto conservatore su temi sociali – Kasich ha detto che il partito repubblicano ha bisogno di cambiare direzione, altrimenti “non potrò sostenere il partito, punto e basta”.

Nel prosieguo dell’intervista Kasich ha dimostrato il problema evidente fin dall’inizio con l’Amministrazione Trump: le proposte anti-sistema, che sfidano la globalizzazione e l’ortodossia di Wall Street, vengono minate dalla retorica razzista e provocatoria proveniente dal presidente e da alcuni suoi collaboratori. Così Kasich ha cominciato lamentandosi che il partito è diventato anti-immigrazione, poi ha continuato dicendo che lui si smarcherà “se il partito non si preoccuperà del debito, se sarà contro il commercio”.

Dunque il moderato Kasich parte con la questione degli immigrati, ma le sue preoccupazioni sembrano essere più sull’ortodossia della politica economica: il rischio che si spenderanno soldi pubblici senza tagliare il bilancio come contropartita, e quindi sposando la “fiscal responsibility” in linea con l’austerità degli ultimi anni piuttosto che gli investimenti. In più, la critica alla politica commerciale, cioè la minaccia di misure protezionistiche per certi settori dell’economia produttiva, lo spaventa. Evidentemente il blocco del Tpp e del Ttip – tra le poche mosse significative della nuova Amministrazione in questo campo – brucia parecchio per il repubblicano Kasich, nonostante gli elettori del suo Ohio siano tra quelli più colpiti dal declino dell’industria negli Stati Uniti.

Dunque dai temi sociali, dove Trump si merita le critiche, anche forti, si passa velocemente a quelli più strategici, che vanno ben oltre la personalità dell’attuale inquilino della Casa Bianca, dimostrando che nell’establishment americano c’è ancora molta resistenza ad affrontare i temi che hanno dato luogo alla rivolta degli elettori nelle ultime elezioni.

– Newsletter Transatlantico N. 42-2017

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