Kissinger

La stampa americana su Kissinger

December 2, 2023

Notizie, Storia, Strategia

Tra le diverse personalità importanti decedute nell’ultima settimana – tra cui l’ex First Lady Rosalynn Carter, il socio di Warren Buffet Charlie Munger e, da ultima, la prima donna a far parte della Corte Suprema, Sandra Day O’Connor – è indubbiamente Henry Kissinger che ha attirato maggiore attenzione. L’ex Segretario di Stato e Consigliere per la Sicurezza Nazionale durante le presidenze di Richard Nixon e Gerald Ford viene celebrato come un individuo che ha contribuito a plasmare il secolo scorso con notevole abilità strategica e diplomatica, una qualità che molti ritengono manchi nella politica attuale.

Tuttavia, è interessante notare come la stampa americana tratti la figura di Kissinger, il quale ha sempre suscitato forte opposizione a causa delle drammatiche conseguenze delle sue azioni. Mentre i giornali più grandi gli hanno reso omaggio con lunghi articoli che elencano i suoi successi, essi hanno anche ritenuto necessario menzionare i molteplici aspetti controversi della sua carriera. D’altra parte, su giornali più schierati politicamente, così come in pubblicazioni indipendenti e avverse all’establishment, si è arrivati a delle critiche feroci dell’uomo che, ironicamente, è stato visto da alcuni come un moderato negli ultimi anni.

Un primo esempio proviene dal New York Times, che nella sua dettagliata necrologia ha affermato che Kissinger “veniva alternativamente acclamato come un ultrarealista che ha ridefinito la diplomazia per riflettere gli interessi americani e condannato per aver abbandonato i valori americani”. L’articolo elenca numerosi eventi internazionali in cui Kissinger era coinvolto, parlando della sua grande influenza durante la Guerra Fredda. Si menziona l’acclamata apertura verso la Cina e il Premio Nobel per i negoziati di pace riguardanti il Vietnam; ma vengono anche citati il suo sostegno a vari governi e dittatori sanguinari, con l’aggiunta delle critiche mosse per gli effetti di tali decisioni.

Il popolare sito HuffPost, invece, inizia con parole molto severe: “Henry Kissinger, in qualità di alto funzionario della politica estera americana, ha supervisionato, trascurato e talvolta attivamente perpetrato alcuni dei più efferati crimini di guerra commessi dagli Stati Uniti e dai suoi alleati, è morto mercoledì nella sua casa in Connecticut”. I giornalisti iniziano con il “crimine forse più grave”, il bombardamento segreto della Cambogia, per poi ricordare l’appoggio fornito da Kissinger al Pakistan, al Cile, all’Indonesia e ad altri regimi durante campagne repressive e colpi di stato che hanno portato all’uccisione di centinaia di migliaia di persone.

Sul sito The Intercept, testata di noti giornalisti indipendenti e critici, vengono richiamate le parole del biografo di Kissinger, Greg Grandin, il quale ha affermato che l’ex Segretario di Stato è responsabile di almeno 3 milioni di morti. Inoltre, si cita Reed Brody, un noto procuratore per i crimini di guerra, il quale dichiara: “Ci sono poche persone che hanno avuto un ruolo così significativo in così tante morti, distruzioni e sofferenze umane in così tanti luoghi del mondo come Henry Kissinger”.

Altri due aspetti rilevanti da menzionare sono come il lavoro di consulenza di Kissinger abbia consentito a numerose grandi società multinazionali di concludere accordi con governi in tutto il mondo, creando una controversa intersezione tra la politica estera e gli interessi commerciali. Inoltre, è importante ricordare il ruolo di Kissinger nel bloccare il processo di pace nel Medio Oriente. Infatti, nel 1969-1970, ha ostacolato un promettente accordo tra Israele e i paesi arabi perché non voleva che i Sovietici fossero riconosciuti come attori positivi nella regione.

Nonostante questa lunga lista di pesanti responsabilità, negli ultimi anni Kissinger ha apportato un contributo in qualche modo positivo al dibattito sulle relazioni internazionali. È stato una voce a favore della moderazione nei rapporti degli Stati Uniti con la Russia, sostenendo l’idea che sarebbe stato preferibile coltivare relazioni positive con l’ex nemico della Guerra Fredda, al fine di bilanciare l’ascesa della Cina; una riedizione al contrario di quanto fatto 50 anni fa con Pechino. Conoscendo la sua figura, si può presumere che la sua posizione fosse motivata principalmente da calcoli di convenienza, piuttosto che da ideali più nobili. Tuttavia, l’amministrazione Trump ha preso in considerazione i suoi consigli e ha addirittura coinvolto l’ex Segretario di Stato nelle relazioni dirette con la Cina, tenendo conto della sua immagine positiva a Pechino, come spiegato in precedenza. È forse un indicatore del pessimo stato del pensiero strategico in Occidente che serviva Henry Kissinger per veicolare un messaggio di realismo rispetto alle politiche spesso miope ed ideologiche diffuse in questi anni. Dopotutto, come ha chiaramente sottolineato Barack Obama qualche anno prima, ancora oggi siamo impegnati a cercare di rimediare a un mondo segnato dai disastri creati proprio dalle azioni di Henry Kissinger, a partire da oltre mezzo secolo fa.

– Newsletter Transatlantico N. 32-2023

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