Erdogan Putin

Come sbagliare l’analisi della Turchia

May 28, 2023

Notizie, Politica

Continua la difficoltà per i media occidentali nell’interpretare i fenomeni politici che non rientrano nella propria visione politico-culturale. Per anni si è assistito a un’incapacità di comprendere il fenomeno Trump negli Stati Uniti, così come il successo di altri movimenti “populisti” in Europa, senza riuscire a riconoscere i processi socio-economici profondi che spesso hanno un effetto maggiore rispetto agli schemi politici preconfezionati del mainstream.

Da tempo questo fenomeno si manifesta anche nel campo della politica internazionale: non riusciamo a spiegare come la maggioranza dei russi possa appoggiare Vladimir Putin e si suppone che qualsiasi governo che non rispetti i diritti democratici, considerati la base delle nostre società occidentali, abbia i giorni contati e sia privo di legittimazione politica. Il risultato è non solo l’incapacità di comprendere, ma anche l’impossibilità di anticipare le tendenze future e di perdere quindi la possibilità di dialogo e influenza, per quanto possibile.

Questo modulo si è ripresentato nelle ultime settimane riguardo alla Turchia. Sono state riposte speranze in vista delle elezioni politiche, tenutesi il 14 maggio scorso, sperando che il presidente Recep Tayyip Erdogan sarebbe stato sconfitto dal suo avversario più liberale e democratico, Kemal Kilicdaroglu. Per molti in Europa, dai giornali ai politici, sembrava il momento buono per andare finalmente oltre un leader che ha limitato le libertà politiche e civili durante i suoi anni al potere. Ma alla fine Erdogan ha ottenuto oltre il 49% dei voti, contro il 45% di Kilicdaroglu, e la coalizione che sostiene il presidente ha ottenuto la maggioranza dei deputati in parlamento.

Il ballottaggio si terrà il 28 maggio e quindi l’esito finale è ancora incerto; inoltre, l’opposizione accusa il governo di brogli e irregolarità. Ma è fuori discussione che il risultato iniziale ha deluso coloro che speravano in un cambiamento netto per la Turchia, ponendo ancora una volta la domanda su come mai un popolo voti a favore di un leader che noi democratici consideriamo autocratico.

Nel caso della Turchia, ci sono alcuni motivi evidenti che vanno considerati. Il primo è di natura economica e sociale del paese. Nonostante gli evidenti problemi economici recenti e le conseguenze del terremoto, molti cittadini turchi attribuiscono ad Erdogan il modernamento del paese e la creazione di uno stato sociale, dalla sanità pubblica al miglioramento delle infrastrutture di base e all’ordine civico. Nel corso degli anni, il presidente ha conquistato un sostegno duraturo da parte delle fasce popolari anche per questo motivo, che va oltre la rappresentazione semplificata di autocrazia contro democrazia.

Anche la politica estera svolge un ruolo importante. Nel frattempo, Erdogan ha ridato un ruolo centrale alla Turchia in questi anni, guadagnando una sorta di rispetto a livello internazionale, sebbene riluttante quando Ankara gioca la carta russa nei suoi rapporti con l’Occidente. Durante la campagna elettorale, il candidato avversario è stato molto esplicito nel sottolineare l’importanza dell’alleanza con l’Occidente, l’adesione ai valori liberali rappresentati da Bruxelles e Washington, facendo riferimento al presunto “Kemalismo” legato all’eredità storica di Mustafa Kemal Ataturk, il fondatore della Repubblica turca moderna.

Anche questo appello è stato meno efficace di quanto ci si potesse aspettare da un punto di vista occidentale. Infatti, una posizione chiaramente schierata contro la Russia nell’attuale guerra comporta dei rischi per il paese, ad esempio se dovessero essere applicate le sanzioni, come richiesto da Kilicdaroglu. Erdogan, al contrario, ha ripetuto che “bisogna operare per la pace”, e queste non sono solo parole, considerando gli importanti incontri diplomatici che si sono svolti in Turchia tra le parti coinvolte nel conflitto. Per l’Europa e gli Stati Uniti non devono esserci esitazioni nel cercare di isolare Mosca, ma la Turchia teme danni all’economia e anche alla sua posizione strategica. Considerando questi fattori nel loro insieme, si può comprendere il motivo per cui il popolo turco non ha colto l’occasione di mandare a casa un leader che non rispetta i diritti civili e che viene visto come una spina nel fianco dell’Occidente.

– Newsletter Transatlantico N. 14-2023

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