Roosevelt signs

Torna il dibattito su Glass-Steagall

March 23, 2023

Economia, Notizie

Il crollo della Silicon Valley Bank sta ponendo la questione della regolamentazione bancaria negli Stati Uniti, risultata evidentemente insufficiente per evitare il terremoto di queste settimane innescato dall’aumento dei tassi d’interesse e dalla contrazione nel settore tech. Da una parte è chiaro che l’allentamento dei requisiti di liquidità e di capitale fissati dalla riforma Dodd-Frank del 2010 ha permesso alle banche medie di costruirsi delle posizioni pericolose, che non hanno retto all’aumento dei tassi; dall’altra si ritorna a chiedere se l’intera struttura del sistema finanziario americano non debba essere rivista.

La scorsa settimana mentre Janet Yellen era al Senato per rispondere alle domande dei politici sulla crisi in atto, la senatrice Maria Cantwell ha chiesto al segretario del Tesoro ed ex capo della Fed se non sia arrivato il momento di ripristinare la legge Glass-Steagall, cioè la separazione netta tra banche commerciali e banche d’investimento adottata nel 1933 durante l’amministrazione di Franklin Roosevelt come risposta al crac che portò alla Grande Depressione.

Com’era prevedibile Yellen ha risposto che la SVB non era una banca d’investimento e quindi non era coinvolta nelle operazioni di mercato; ma poi ha ammesso che arriverà il momento in cui sarà necessario “valutare se saranno necessari dei cambiamenti della regolamentazione e della vigilanza”.

In questi giorni anche l’ex segretario del Lavoro Robert Reich ha chiesto il ripristino di Glass-Steagall, sostenendo la necessità di rendere le operazioni nel mondo bancario di nuovo “noiose”, cioè slegate dal mondo della finanza dinamica ma pericolosa.

Reich spiega che il problema è generalizzato, perché il processo di deregulation durato decenni ha trasformato l’economia americana in modo fondamentale: i profitti del settore finanziario di società americane sono passati da un massimo del 15% negli anni Cinquanta e Sessanta, fino al 30% negli anni Ottanta, e poi al 40% negli anni 2000. Il problema è che la finanza è diventata il volano della crescita economica, con una serie di schemi speculativi per estrarre flussi di reddito dall’economia reale, con tanto di annessi crolli e crisi che spesso hanno generato grande sofferenza economica per la popolazione, ma salvataggi per Wall Street. Il problema, quindi, è che ci sono molti settori dell’economia dove una riduzione dei margini finanziari potrebbe innescare un processo di leva inversa, con una spirale difficile da frenare a causa della mancanza di una solida base di sostegno nell’economia fisica: quando la parte finanziaria è più grande della parte reale, le bolle possono scoppiare in modo catastrofico. In breve, in un’economia sbilanciata verso la finanza l’aumento dei tassi d’interesse rischia di provocare delle crisi in numerosi settori; la SVB potrebbe essere solo la punta dell’iceberg.

– Newsletter Transatlantico N. 9-2023

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