James Mattis

Mattis e Pompeo chiedono la fine della guerra nello Yemen

November 8, 2018

Notizie, Politica, Strategia

(free) – di Andrew Spannaus –

Il 30 ottobre il segretario alla Difesa Usa James Mattis, e il segretario di Stato Mike Pompeo hanno entrambi insistito che la guerra nello Yemen debba finire entro 30 giorni, con l’inizio di un processo politico per la risoluzione del conflitto. Questo, secondo i due alti funzionari, significa da una parte la fine dei missili lanciati dalle zone controllate dagli Houthi, ma dall’altra che “gli attacchi aerei della coalizione devono cessare in tutte le zone popolate dello Yemen”. Mattis ha chiesto che le parti si incontrino con l’inviato speciale delle Nazioni Unite Martin Griffiths a novembre per “arrivare ad una soluzione”.

Le critiche alle azioni dell’Arabia Saudita verso lo Yemen ci sono da tempo negli Stati Uniti, ma la riluttanza a mettere pressioni forti sull’alleato principale nel mondo islamico sta diminuendo in queste settimane. Questo, sia a causa dei riflettori accesi sulla situazione umanitaria nello Yemen, con la pubblicazione da parte del New York Times di foto inquietanti di bambini malnutriti, sia per via dell’omicidio del giornalista Jamal Kashoggi il 2 ottobre 2018.

Secondo Elisabeth Kendall, studiosa della Oxford University intervistata dal Washington Post, l’uccisione di Kashoggi “ha aperto le porte al dubbio sull’intera versione saudita della guerra nello Yemen. [L’Arabia Saudita] non può più dire al mondo ciò che vuole senza che il mondo diventi sospettoso. [Il bombardamento dei civili] non sembra più un incidente, come Kashoggi non è stato un incidente”.

Aumentano le critiche anche in merito alla vendita delle armi all’Arabia Saudita, ma la strada verso il cambiamento è ancora lunga. Il generale Joseph Votel, capo del US Central Command, ha detto che mentre capisce perché i politici americani sono preoccupati, l’alleanza militare con i sauditi rimane forte: “Non c’è nessun cambiamento nel rapporto militare che abbiamo con l’Arabia Saudita. Da un punto di vista militare, io caratterizzo il rapporto come forte, profondo, e vantaggioso per noi, credo. Sono stati, anzi sono, un partner straordinariamente importante per la sicurezza nella regione”, ha dichiarato a Defense One.

I contratti annunciati del presidente Trump nell’ aprile del 2017 sono oggetto di interpretazioni diverse ora, in quanto le cifre proclamate di 110 miliardi di dollari e 500 mila posti di lavoro sono lontane dall’essere realizzate. Secondo indagini della Reuters e di Al-Jazeera, si può ipotizzare che i contratti permetteranno di mantenere tra 20 mila e 40 mila posti di lavoro se il pacchetto intero dovesse essere realizzato, ma per ora i numeri sono decisamente più bassi.

– Newsletter Transatlantico N. 36-2018

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