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I dubbi sui sondaggi nella campagna elettorale americana

October 29, 2016

Notizie, Politica

(free) – di Andrew Spannaus –

Negli Stati Uniti buona parte del mondo politico e mediatico è convinta che la corsa per la Casa Bianca è essenzialmente decisa. A meno di due settimane dal voto Hillary Clinton ha un vantaggio medio nei sondaggi di oltre 5 punti, che sembra garantirle la vittoria in quasi tutti gli stati più importanti per vincere l’elezione. Per Donald Trump la strada verso la Casa Bianca diventa difficile, tanto che molti analisti gli assegnano non più del 10% di probabilità di vittoria.

Nel mondo repubblicano però non è difficile trovare chi crede ancora in una vittoria di Trump. Lo scenario più citato è quello dei sondaggi errati, che sottovaluterebbero il sostegno per il candidato repubblicano.

Questa ipotesi attira molti, anche da queste parti. Infatti da quando i media si concentrano sulle frasi volgari di Trump sulle donne, sembra che gli italiani siano ancora più convinti che la campagna anti-Trump della stampa avrà l’effetto contrario; non sono pochi che citano “l’effetto Berlusconi”, cioè il sostegno ampio per il candidato che non viene dichiarato nei sondaggi, ma che si vedrà nelle urne.

Negli ultimi anni alcune organizzazioni, guidate dal sito Fivethirtyeight di Nate Silver, hanno fatto delle previsioni in linea con i risultati effettivi delle consultazioni presidenziali. Tuttavia nel 2012 molti sondaggi hanno sbagliato in modo significativo, assegnando ad Obama un vantaggio inferiore al risultato delle urne. Il motivo principale era la composizione dell’elettorato; si era sottostimata l’affluenza tra le minoranze, che tendono a votare più per i democratici.

Ad oggi ci sono pochissimi sondaggi che mostrano un vantaggio di Trump: tra questi troviamo le rilevazioni di Rasmussen, del Los Angeles Times e dell’Investor’s Business Daily (IBD). Il sondaggio IBD è degno di nota perché fu quello più preciso nel 2008 e nel 2012, nel primo caso azzeccando il distacco tra i due candidati fino al punto decimale (7,2%). Nel 2012 rilevò il maggiore vantaggio di Obama rispetto agli altri sondaggi. Quest’anno IBD indica un sottile vantaggio per Trump, e non è passabile dell’accusa di favorire sempre la stessa parte politica.

Siamo dunque di fronte ad una situazione di grande incertezza? Trump potrebbe vincere a sorpresa?

Non è escluso che i sondaggi sottostimino il sostegno di Trump. Oltre al succitato effetto Berlusconi, il motivo più evidente sarebbe la natura particolare di questa tornata elettorale: è difficile definire la composizione dell’elettorato quando la base del candidato repubblicano consiste di ampi strati della popolazione che si sentono esclusi dal processo politico. La mobilitazione dei disillusi potrebbe portare ad un aumento del voto tra quelli che altre volte si sono astenuti.

In più l’entusiasmo per Hillary Clinton è basso tra i democratici, e quindi non può aspettarsi la stessa affluenza alle urne come per Obama.

Nell’ultima settimana lo svantaggio medio di Trump nell’indice RealClearPolitics si è assottigliato, passando da quasi 7 punti a 5,1 oggi. Se il divario con Clinton continuasse a diminuire, Trump potrebbe sperare in una sorpresa l’8 novembre. Ma dovrà avvicinarsi di altri 2-3 punti, altrimenti nemmeno un errore significativo nei sondaggi sarebbe sufficiente.

– Newsletter Transatlantico N. 72-2016

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2 Responses to “I dubbi sui sondaggi nella campagna elettorale americana”

  1. Sandman Says:

    Posto qui perchè ho appena avuto modo di vedere Andrew Spannaus a Rainews24, la mattina della vittoria di Trump. Anche se non l’hanno lasciata parlare, tra tutti i giornalisti è stato quello che ha presentato l’analisi più lucida e obiettiva della situazione. Complimenti vivissimi per il vostro lavoro, continuate cosi!

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  1. Perché potrebbe vincere Trump | Transatlantico - August 8, 2020

    […] Tuttavia, quando convergono alcuni fattori contingenti, come un cambiamento improvviso delle condizioni oggettive del paese e la debolezza di uno dei candidati in corsa, diventa possibile superare un gap di pochi punti nei sondaggi e ingannare la sorte, per modo di dire – com’è successo quattro anni fa. […]

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