Siria-Petrolio

Il prezzo del petrolio e il conflitto siriano provocano l’alta marea

February 12, 2016

Economia, Strategia

(free) – di Paolo Balmas –

Lo scorso martedì il prezzo del petrolio ha cominciato a scendere sotto i 30 dollari a barile, secondo l’indice texano WTI. Le cause che hanno provocato questa pericolosa tendenza sono il continuo aumento della produzione e il fallimento da parte del Ministro del Petrolio venezuelano, Eulogio Del Pino, del tentativo di convincere il cartello dell’Opec a intraprendere una politica di taglio della produzione.

Il Ministro aveva intrapreso un’intensa attività diplomatica per incontrare i colleghi dei paesi Opec e della Russia. Tuttavia, dopo aver ottenuto l’appoggio dell’Iran e incontrato a Riyadh il Ministro dell’Energia saudita, non è riuscito a raggiungere il fine dei propri sforzi.

La conclusione della vicenda, inoltre, ha messo fine alla prospettiva di un incontro fra Mosca e Riyadh, che avrebbero dovuto trovare un accordo sulle quote di produzione.

I rapporti fra Russia e Arabia Saudita si sono ulteriormente deteriorati a causa del fatto che la seconda sta spingendo la coalizione anti-Isis guidata da Washington, a procedere con un attacco di terra in Siria. Sembra che Riyadh sia intenzionata ad agire in fretta perché il Cremlino ha fornito all’Amministrazione Obama un’articolata proposta per mettere fine al conflitto civile siriano. Mosca ha anche annunciato di voler tentare un cessate il fuoco dal prossimo primo marzo.

Con l’eliminazione delle quote di produzione avvenuta lo scorso gennaio, i paesi Opec stanno producendo una media di circa 33 milioni di barili al giorno e hanno ampiamente superato la domanda del mercato. Sempre a gennaio, la produzione media giornaliera in Arabia Saudita ha raggiunto i 10,2 milioni di barili (il Venezuela solo 2,5). Le ripercussioni sull’economia mondiale sono state deleterie.

Si assiste a una chiara opposizione fra Russia e Arabia Saudita. Quest’ultima ha chiesto a Mosca di fare il primo passo verso la riduzione della produzione, ma i russi hanno ovviamente rifiutato la proposta. Oggi Mosca è arrivata a produrre circa 11 milioni di barili al giorno (gli Stati Uniti ne producono più o meno la stessa quota).

La guerra civile siriana, scatenata principalmente con l’obiettivo di rompere l’asse sciita che mette in comunicazione il mercato degli idrocarburi iraniano con il Mediterraneo, rischia di diventare lo scenario sul quale si incontreranno le forze armate russe e saudite. Ci si chiede se i reali fini di entrambi coincidano con l’eliminazione dello Stato Islamico e l’inizio di un processo di pace (in Siria e nel resto del mondo), oppure se gli interessi ultimi non riguardino di più il controllo diretto di un territorio sul quale dovranno passare le infrastrutture per il gas e il petrolio provenienti dall’Iran e/o dagli altri paesi del Golfo.

– Newsletter Transatlantico N. 11-2016

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