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Demografia ed energia: cruciali per il futuro

September 22, 2023

Economia

In questi anni, si sentono molte voci che parlano della “fine dell’umanità” imminente a causa dei cambiamenti climatici provocati dall’uomo. Il catastrofismo è ormai diventato uno sport nei media, che approfittano di ogni evento atmosferico rilevante per intervistare esperti (e non) pronti a confermare che è tutto colpa degli esseri umani, alimentando l'”ansia climatica” tra la popolazione, soprattutto tra i più giovani.

Da una parte, vale la pena ricordare che gli organismi preposti sono molto cauti nell’attribuire un legame diretto con l’aumento dei gas serra. Si prenda ad esempio un recente rapporto della National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA), ente federale americano che si occupa di previsioni meteorologiche e monitoraggio delle condizioni oceaniche e atmosferiche. Alla fine di maggio di quest’anno, la NOAA ha scritto: “Né le proiezioni del nostro modello per il XXI secolo né le nostre analisi delle tendenze dell’attività degli uragani e delle tempeste tropicali nell’Atlantico supportano l’idea che il riscaldamento indotto dai gas serra conduca a un aumento significativo né nel numero di tempeste tropicali né nel totale degli uragani nell’Atlantico”.

Si potrebbe aggiungere altro, facendo notare anche la cautela dello stesso IPCC su vari punti, ma ormai questi distinguo vengono ignorati nel discorso pubblico. Esiste un consenso generale sull’esistenza di un’emergenza climatica, che secondo molti scienziati e modelli diventerà sempre più critica a causa delle emissioni provocate dalle attività umane. Scalfire questa narrazione, anche con argomenti tecnici validi, non è facile.

Tuttavia, può essere utile guardare a alcune tendenze generali dell’umanità che potrebbero avere un impatto enorme sul nostro futuro. La prima di queste è la crescita della popolazione mondiale. Da almeno gli anni Sessanta, è stato lanciato l’allarme sull’aumento demografico, avvertendo che le risorse potrebbero non essere sufficienti per sostenerci se continuiamo a crescere. La realtà ha smentito buona parte delle previsioni, grazie soprattutto al progresso tecnologico. Tuttavia, è innegabile che la quantità di risorse necessarie per sostenere un tenore di vita dignitoso è enorme, e che l’impatto delle società industriali sul pianeta è significativo, influendo sulla qualità dell’aria, del suolo e dei mari. In ambito geologico, oggi si parla dell’Antropocene, una nuova era in cui gli esseri umani influenzano l’ambiente naturale.

Ma chi studia la demografia ha qualcosa di importante da dirci: tra pochi decenni la crescita della popolazione mondiale raggiungerà il suo picco, intorno ai 10 miliardi di individui, e poi comincerà a scendere. Secondo vari istituti citati in un articolo recente del New York Times, non ci sono dubbi: tutti gli studiosi concordano che tra circa 40-60 anni si toccherà il punto più alto, e poi si comincerà a scendere. Non a rimanere a un livello costante, stabile, ma a tornare indietro, forse anche con la stessa rapidità con cui si era cresciuti.

Cosa significa per il nostro futuro? Le implicazioni vanno considerate con grande attenzione. Non solo potremmo già stimare il fabbisogno e il consumo di certe risorse, ma possiamo anche calcolare la futura composizione demografica del nostro mondo, con tutte le relative conseguenze in termini dei livelli di produttività che serviranno per sostenere una società più anziana e in diminuzione. I temi del lavoro e del welfare si porranno con ancora più forza, richiedendo un ragionamento sulla capacità fisica di provvedere ai bisogni, superando – c’è da sperare – i limiti posti dalla fissazione odierna sui parametri finanziari come primari.

Un secondo elemento fondamentale da tenere in considerazione è il progresso tecnologico nel campo energetico. Oggi sono fissati obiettivi ambiziosi per la cosiddetta transizione energetica, nella speranza di ridurre le emissioni dai combustibili fossili. Ci si concentra principalmente sulle rinnovabili, anche se si comincia a vedere un’accelerazione nella costruzione di impianti nucleari di nuova generazione, una fonte che potrebbe fornire una grande quantità di energia senza emissioni di carbonio.

A scapito della richiesta irrealistica di chiedere a tutti di ridurre i consumi – va incoraggiata l’efficienza, ma la tecnologia richiede elettricità, e la crescita economica di paesi ancora poco sviluppati non va fermata – il traguardo, chiaramente, sarebbe di avere fonti di energia abbondanti che impattino poco sull’ambiente naturale. Anche su questo fronte, si scorge un cambiamento significativo all’orizzonte. Nonostante l’impegno insufficiente nel settore per decenni, ora vediamo nuove speranze per la fusione nucleare. Se sono vere le previsioni, è probabile che da metà del secolo si potrà cominciare a generare l’energia elettrica con questa tecnologia.

Dunque energia abbondante e più pulita, e una minore pressione demografica. Un mondo in cui le minacce contro cui difendere l’umanità saranno ben diverse da quanto prospettato oggi; nuove sfide, e nuove opportunità, da affrontare anche con una nuova mentalità. Ovviamente ci sono problemi importanti da gestire oggi, ambientali ed economici, che non vanno trascurati. Ma una visione a lungo termine potrebbe forse aiutare ad attenuare un po’ l’ansia climatica e farci concentrare gli sforzi su come costruire un futuro promettente per tutta l’umanità.

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