Evergrande

Il default di Evergrande

December 18, 2021

Economia

– di Paolo Balmas –

La cinese Evergrande è ufficialmente in default secondo le agenzie di rating internazionali. Sull’onda della notizia, continuano i commenti sulla crisi cinese e i paragoni con la crisi americana del 2008. Come è stato già detto su Transatlantico.info, Evergrande non è Lehman Brothers, né un’altra delle banche americane che sono state salvate dallo stato federale dopo aver visto sparire miliardi di dollari dai loro bilanci. In quell’occasione, a pagare più di ogni altro è stato il popolo americano che ha perso posti di lavoro, case, risparmi. In Cina non sta accadendo tutto questo, ma chiaramente una condizione di stress finanziario è in atto e ci saranno delle ripercussioni. Tuttavia, gli analisti che conoscono la Cina tentano di calmare gli animi e di spiegare che lo stato cinese è all’opera per contenere tali ripercussioni.

Prima di tutto, lo stato in Cina ha già definito quale sarà l’obiettivo principale, ovvero, prendersi cura delle famiglie e dei piccoli risparmiatori che hanno acquistato una casa e che ora rischiano di non averla entro i tempi previsti. A tal fine, lo stato si sta occupando di trasferire i progetti edilizi ad altre imprese. Un secondo piano è quello di ristrutturare il debito di Evergrande. Ci saranno delle perdite. Su questo sfondo, gli investitori, soprattutto quelli occidentali, sono irrequieti. Non solo non è del tutto comprensibile che le priorità dello stato cinese siano le famiglie e i piccoli risparmiatori, ma la verità è che non si capisce bene come andrà a finire. Soprattutto se molti osservatori continuano a parlare di una crisi del secolo alle porte in Cina.

Per quanto si possa parlare di crisi finanziaria in Cina, bisogna prima di tutto prendere atto che il sistema finanziario cinese è diverso da quello occidentale. La crisi del debito di Evergrande non deriva da milioni di mutui utilizzati per costruire strumenti finanziari instabili. Si ricorda ancora una volta che Evergrande non è una banca, oltre tutto. Per non parlare delle stime che si sentono negli ultimi giorni sul mercato immobiliare. Secondo alcuni analisti una porzione fino a un quinto delle case cinesi sarebbe inutilizzato e il governo sta nascondendo un sistema ormai fallito. Uno scenario più semplice e più vicino alla realtà, invece, è quello di un sistema economico in transizione.

La Cina sta tentando di invertire il meccanismo di crescita che ha sfruttato negli ultimi decenni per raggiungere i traguardi che si era prefissata sin dai tempi di Deng Xiaoping e Nixon. Per ottenere questi risultati, che sono unici nella storia dell’uomo e meriterebbero di essere studiati con molta più attenzione, sono state create migliaia di grandi e piccole banche ed è stato fatto in modo che queste sostenessero la creazione di città immense prima inesistenti. Questo sistema è rallentato e il cambiamento deve essere governato. Evergrande è solo una delle conseguenze a cui si assisterà nei prossimi anni. Tuttavia, il sistema finanziario cinese, specialmente la politica monetaria e del credito, permette il controllo, sostanziale seppur non totale di tale transizione.

Le riforme continuano a essere implementate. Durante il iFeng Finance Summit di Shanghai, l’ex governatore della Banca centrale cinese, Dai Xianglong, ha suggerito una direzione da prendere per migliorare il sistema di credito del paese. Ha proposto un nuovo sistema statistico finanziario per aumentare la trasparenza. Un modo, probabilmente, per far sapere al pubblico quali direzioni si stanno prendendo. Al miglioramento del sistema del credito, il cui fine principale in Cina rimane sempre quello di finanziare attività produttive a scapito di quelle speculative finanziarie, si aggiunge lo sforzo di dirigere l’interesse delle banche e degli investitori verso il mondo delle piccole e medie imprese. A tal proposito, la Banca della Posta cinese, una delle grandi banche commerciali di stato, ha siglato un accordo strategico con la nuova Borsa di Pechino, dedicta proprio alle PMI. L’accordo di cui l’obiettivo principale è sostenere l’innovazione in ambito tecnologico, è volto al più ampio fine di ampliare progressivamente la creazione del credito in spazi economici ancora poco sfruttati. Se ciò che si prospetta oggi in Cina avrà un risultato positivo nel prossimo futuro, si osserveranno nuovi orizzonti economici emergere, con esportazioni di prodotti cinesi (e non di manifatture occidentali prodotte in Cina) crescere. In concomitanza emergerà la versione cinese di quelli che sono stati chiamati (con riferimento al fenomeno tedesco) ‘hidden champions’, cioè quelle piccole e medie imprese capaci di esportare nel mondo grazie a un sistema bancario che le sostiene.

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