Tulsi Gabbard troops

Il momento di Tulsi Gabbard

August 9, 2019

Notizie, Politica

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Tulsi Gabbard, deputata americana delle Hawaii e candidata alle primarie democratiche, si è conquistata un momento di grande visibilità la scorsa settimana, quando nel corso di un dibattito tra i candidati ha sferrato un attacco frontale a Kamala Harris, senatrice della California che fa parte del gruppo di testa insieme a Joe Biden, Bernie Sanders e Elizabeth Warren. Gabbard ha voluto sottolineare che mentre Harris si presenta come progressista, in realtà la sua carriera come procuratore generale della California sarebbe costellata di decisioni giustizialiste nei confronti delle famiglie povere, e anche sul tema della pena di morte.

L’incapacità di Harris di rispondere in modo coerente ha solo accentuato l’efficacia della critica di Gabbard, che per qualche giorno si è trovata in cima alle classifiche dei candidati più ricercati online, e ha conquistato più spazio anche sui media tradizionali.

Il punto più forte della campagna di Gabbard è la politica estera: la veterana della guerra in Iraq, che tuttora detiene il grado di maggiore nella Guardia Nazionale dell’esercito Usa, dichiara senza mezzi termini di voler porre fine alle guerre nel segno del cambiamento di regime, e anche alla nuova Guerra Fredda con la Russia, attraverso l’utilizzo della diplomazia. Nel corso del dibattito ha detto: “dobbiamo prendere i trilioni di dollari che stiamo sprecando da tempo su queste guerre e su queste armi e reindirizzarli ai fabbisogni a casa nostra; verso le necessità come la sanità per tutti, garantire che tutti abbiano acqua pulita da bere e aria pulita da respirare, investire nell’istruzione, e investire nelle infrastrutture”.

E’ un messaggio semplice, che ricorda non poco quello del vincitore delle elezioni del 2016, Donald Trump. Gabbard condivide infatti la volontà espressa dal presidente di ritirare le truppe americane dalla Siria, e nel 2017 ha incontrato Bashar al-Assad durante un viaggio in Medio Oriente. Per questo, insieme al fatto di aver criticato le conclusioni affrettate dell’intelligence Usa sull’utilizzo delle armi chimiche, nei media l’etichetta standard per Gabbard è “apologeta di lunga data” per Assad.

Il sostegno per Gabbard nei sondaggi è ancora basso, e difficilmente potrà arrivare vicino al primo gruppo di candidati, ma la maggiore visibilità che ha conquistato potrà assicurare una forte voce critica degli interventi militari – tema poco trattato nei primi dibattiti. Sembra anche contribuire al calo di Harris, che è ormai diversi punti dietro Elizabeth Warren e Bernie Sanders, che si stanno contendono il secondo posto dietro a Biden.

– Newsletter Transatlantico N. 24-2019

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