Ocasio-Cortez

Terremoto tra i democratici a New York

July 7, 2018

Notizie, Politica

(free) – di Andrew Spannaus –

E’ stato scritto un nuovo capitolo nello scontro tra centristi e progressisti nel partito democratico americano il 26 giugno, con implicazioni significative per le elezioni di medio termine di questo novembre e anche per le prossime presidenziali del 2020. Nella primaria democratica del 14mo distretto congressuale a New York – che comprende parti del Queens e del Bronx – la 28enne Alexandria Ocasio-Cortez ha vinto con il 57 per cento dei voti, contro il 30 per cento del Rappresentante in carica Joe Crowley. Crowley è membro della Camera dei Rappresentanti da 20 anni, e dal 2004 nessuno ha mai osato sfidarlo nelle primarie del partito. Era visto come un papabile per sostituire Nancy Pelosi tra pochi anni. In questa campagna   ha speso 18 volte tanto la sfidante .

Eppure Ocasio-Cortez, sulla base di una piattaforma in linea con l’ala progressista del partito rappresentata da personaggi come Bernie Sanders e Elizabeth Warren, è riuscita a stravincere. Ha fatto campagna a favore della sanità pubblica, dell’istruzione universitaria o tecnica gratuita, e della separazione bancaria sul modello Glass-Steagall. Il suo appello era rivolto ai giovani e agli elettori di fascia sociale media-bassa, che lei ha definito “elettori improbabili”, cioè quelli che da decenni non vanno a votare perché convinti che i due grandi partiti siano essenzialmente uguali.

Lo stesso giorno Ben Jealous, ex capo della NAACP (Associazione nazionale per la promozione delle persone di colore) ha vinto a sorpresa le primarie democratiche per il governatorato del Maryland. Fino all’ultimo giorno un altro candidato, quello appoggiato dal partito nazionale, era considerato il favorito, ma Jealous ha ottenuto il 40 per cento del voto nella sfida contro altri 8 candidati.

La vittoria dei progressisti mette i riflettori sulle divisioni del partito, in quanto la burocrazia politica continua a resistere chi sposa proposte forti, a favore di una visione più centrista della politica. Per decenni entrambi i grandi partiti politici negli Stati Uniti avevano seguito lo stesso copione: scontrarsi su temi sociali e culturali, ma mantenere un accordo di massima sulle politiche economiche, in linea con il ‘Washington Consensus’ alla base della finanziarizzazione dell’economia. I democratici pensavano sempre di dover tenere fuori i “radicali” che proponevano un ritorno a misure alla Roosevelt, mentre i repubblicani ignoravano bellamente le istanze della base di fronte ai problemi della globalizzazione. Il modo migliore di aumentare i propri voti, invece, sarebbe stato di concentratrarsi sugli elettori delusi, piuttosto che su un numero ristretto di indipendenti centristi, diventati il bersaglio principale nelle elezioni.

Nel 2008 Barack Obama ha dimostrato l’efficacia di una strategia da outsider – seppur con importanti appoggi dell’establishment. Nel 2016 ci riprovò Bernie Sanders tra i democratici, e dall’altra parte Donald Trump ha sfidato con successo l’intero establishment repubblicano. Nonostante le dichiarazioni critiche verso il Presidente da parte delle tante “persone serie” anche tra i repubblicani, il fatto è che Trump mantiene un tasso di popolarità del 90% presso gli elettori del proprio partito. Evidentemente le persone pensano ancora che si batta per loro. Questo potrà cambiare nel tempo, per esempio perché non ha mantenuto le promesse in merito alla regolamentazione di Wall Street e agli investimenti nelle infrastrutture. Ma per ora, se l’alternativa è un partito democratico che offre “more of the same” della retorica clintoniana del passato, le speranze politiche di Trump rimangono in piedi.

Se invece il partito democratico deciderà di abbracciare con decisione i temi economici che interessano alla base – il vero discriminante tra le due ali del partito – lo scenario potrà cambiare rapidamente. La vittoria dei progressisti come Ocasio-Cortez sta già avendo forti ripercussioni, portando nuovo sostegno e finanziamenti ai candidati di quell’area. Alcuni dei democratici più in vista a livello nazionale hanno capito la situazione e cercano di cavalcare l’onda, ma rimane ancora una spaccatura importante con la fazione centrista che domina le strutture del partito.

– Newsletter Transatlantico N. 23-2018

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