Henry Kissinger

Quando Kissinger parlò con i sovietici

June 6, 2017

Notizie, Politica

(free) – di Andrew Spannaus –

Le indagini sul Russiagate ora si concentrano sul ruolo di Jared Kushner, il genero di Trump che è diventato uno dei consiglieri più potenti del presidente. L’accusa è che Kushner avrebbe cercato di stabilire un back channel, cioè un canale di comunicazione informale, con i russi nel periodo tra le elezioni e l’insediamento della nuova Amministrazione.

Ancora una volta, l’ipocrisia di alcuni commentatori è notevole. Prendiamo l’esempio dell’ex direttore della Cia Michael Hayden, che in un’intervista rilasciata alla CNN ha definito il piano di Kushner “estremamente cinico” e evidenza che la nostra società sia in un “posto scuro”. Hayden ha stigmatizzato l’idea che i collaboratori di Trump potessero non fidarsi delle proprie istituzioni di governo, fino al punto di trovare canali alternativi per comunicare con una potenza straniera.

Riflettendo il clima di caccia alle streghe presente negli Usa in merito alla Russia, l’obiezione più ovvia a queste affermazioni è stata sentita poco nei media americani: che proprio in quel momento le istituzioni d’intelligence, in concerto con l’Amministrazione uscente, stavano monitorando le comunicazioni del circolo più stretto di Trump per poter dimostrare che stavano collaborando con una “potenza nemica”; l’obiettivo era di delegittimare il nuovo presidente o addirittura evitare il suo insediamento. Le motivazioni erano di natura politica, cioè per bloccare un tentativo di raggiungere migliori rapporti diplomatici con Vladimir Putin.

In un articolo pubblicato su Consortiumnews, l’analista Gareth Porter ricorda un altro caso di comunicazioni back channel di molti anni fa: quando Henry Kissinger contattò personalmente la dirigenza sovietica prima dell’insediamento di Richard Nixon come presidente nel 1968. Kissinger fece utilizzo di un agente del KGB che conosceva da anni, e tenne questi contatti segreti dalle altre istituzioni di sicurezza nazionale Usa. Quando Nixon diventò presidente, mantenne e potenziò questo canale, di nuovo senza renderlo noto a buona parte dell’Amministrazione.

E’ interessante notare che uno dei motivi per la segretezza delle comunicazioni, dichiarato da Nixon stesso ai sovietici, era che la riservatezza non era un punto forte del Dipartimento di Stato. Dunque era chiara anche l’intenzione di evitare orecchie indiscrete tra le istituzioni di governo.

Porter conclude: “Jared Kushner e Michael Flynn non sono Kissinger, ovviamente. Ma le insinuazioni da parte di Brennan (ex direttore della Cia) e altri che i consiglieri di Trump avrebbero in qualche modo oltrepassato la linea del tradimento rappresentano in realtà l’attraversamento di una linea pericolosa sulla strada del maccartismo”.

– Newsletter Transatlantico N. 27-2017

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