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La sfida del progetto cinese One Belt, One Road

January 2, 2017

Economia

Nel settembre del 2013, appena sei mesi dopo essere stato eletto Presidente e dieci mesi dopo essere stato eletto Segretario Generale del Partito comunista cinese (Pcc), Xi Jinping è partito per visitare i paesi dell’Asia centrale. Durante un discorso presso l’Università Nazarbayev di Astana, in Kazakistan, ha rivelato il progetto di integrazione euroasiatica One Belt, One Road (OBOR), che consiste nella nuova Via della Seta e nella Via della Seta marittima. Da quel momento, il progetto OBOR è divenuto la pietra d’angolo dell’espansione economica e politica della Cina nel continente eurasiatico, in Africa e anche oltre.

Una rete di banche per lo sviluppo

Sotto l’egida del progetto OBOR, la Cina ha istituito una serie di banche per lo sviluppo, fra cui la Asian Infrastructure Investment Bank (AIIB) e il Silk Road Fund. L’AIIB, attualmente, è sostenuta da 57 paesi membri, fra cui alcuni dei maggiori alleati degli Stati Uniti in Europa, la Corea del Sud e tutti i paesi ASEAN. La Cina è uno dei cinque fondatori della banca dei Brics, la New Development Bank (NDB), insieme al Brasile, alla Russia, all’India e al Sud Africa. Queste tre istituti hanno un capitale di base di 240 miliardi di dollari.

Il governo cinese, in aggiunta al capitale con cui ha contribuito a questi tre fondi, ha investito altri 62 miliardi di dollari in infrastrutture attraverso la China Development Bank, la Export-Import Bank of China e la Agricultural Development Bank of China, che operano al di fuori della struttura formale istituita con il programma OBOR. La China Construction Bank, un’altro istituto finanziario per gli investimenti nelle infrastrutture, ha investito 40 miliardi di dollari l’anno da quando è stato lanciato il progetto OBOR nel 2013; inoltre, in cooperazione con le istituzioni di Singapore che si occupano dello sviluppo, ha stanziato 22 miliardi per la realizzazione di progetti nell’Asia sud-orientale, che sono parte della Via della Seta marittima.

In un discorso fatto a Pechino il 17 agosto 2016, il presidente Xi Jinping ha offerto un resoconto sullo stato dell’OBOR rivelando che, in un modo o nell’altro, più di cento paesi e organizzazioni internazionali stavano contribuendo al programma. Il One Belt, One Road è stato definito “il secondo Piano Marshall”, ma i sostenitori fanno notare che in termini di valore costante l’iniziativa cinese è dodici volte più ampia del Piano Marshall originale. Si estende su tutto il continente eurasiatico, dalla Cina orientale all’Oceano Atlantico e ai porti terrestri dell’Europa occidentale.

L’origine di tutti i problemi che si presentano nello scenario futuro dell’OBOR, presso varie potenze mondiali, è la diffusa incertezza sulle reali motivazioni della Cina. Il presidente Xi Jinping ha definito il progetto OBOR come un modello di “cooperazione win-win” rivolto alla creazione di una “comunità dal destino comune”.

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