Dopo il Tpp: verso una nuova politica commerciale

February 21, 2017

Economia

– di Andrew Spannaus –

Il 23 gennaio 2017 il Presidente Donald Trump ha firmato un decreto per certificare il ritiro degli Stati Uniti dal Trans-Pacific Partnership (Tpp), l’accordo commerciale che l’amministrazione precedente aveva negoziato per anni con altri 11 paesi dell’area del Pacifico. Questo ordine esecutivo rappresenta un primo passo verso una nuova direzione, controversa, della politica commerciale americana.

Il Tpp era già praticamente morto, respinto dalla maggioranza degli elettori americani durante la campagna elettorale del 2016. Bernie Sanders, Ted Cruz e Donald Trump hanno criticato fortemente l’accordo, presentandolo come un esempio delle politiche economiche fallite degli ultimi decenni. Anche Hillary Clinton, nonostante il sostegno pubblico espresso per il Tpp e altri trattati commerciali, è stata costretta a dichiararsi contro, per proteggersi dalle critiche di Sanders nelle primarie democratiche, e di Trump successivamente.

Le bordate di Trump contro gli accordi di libero scambio hanno provocato una risposta di orrore in buona parte del mondo politico ed accademico. Le temute politiche “protezionistiche”, che economisti di destra e di sinistra ci hanno assicurato essere la formula per il disastro, sembrano essere tornate in auge, minacciando di riportare il mondo ad un passato terribile quando i governi intervenivano troppo nell’economia.

I commentatori più sofisticati preferiscono concentrarsi sulle implicazioni strategiche dell’abbandono del Tpp. E’ noto infatti che lo scopo principale del patto era geopolitico, cioè di rafforzare i legami con gli alleati dell’Occidente nel mondo e di evitare che altri paesi cadessero sotto l’influenza della Cina. L’ex Presidente Barack Obama ha ripetuto spesso che il Tpp avrebbe garantito che “scriviamo noi le regole del commercio nel ventunesimo secolo”. Il popolo americano non ne era convinto, e lo ha dimostrato alle urne.

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