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In economia, Trump si avvicina al partito repubblicano

September 21, 2016

Notizie, Politica

(free) – di Andrew Spannaus –

L’attrazione per Donald Trump tra la classe media americana è dovuta principalmente alla sua campagna contro la de-industrializzazione degli Stati Uniti. Gli elettori bianchi del Midwest in particolare – gli stati ora conosciuti come la “rust belt”, la cintura di ruggine, a causa della forte perdita delle attività produttive negli ultimi decenni – sono la speranza per Trump di vincere le elezioni di novembre.

Il candidato repubblicano ha riassunto il suo messaggio molto bene una settimana fa durante un comizio a Canton, nell’Ohio. Riferendosi alla città di Flint, Michigan, grande centro di produzione della General Motors alcuni anni fa balzata alle cronache per la pericolosità dell’acqua a causa di mancati investimenti nel sistema idrico, Trump ha detto: “In passato si facevano le automobili a Flint, e non si poteva bere l’acqua in Messico. Ora si fanno le automobili nel Messico, e non si può bere l’acqua a Flint”. Insomma, non solo gli americani non hanno più i posti di lavori di prima, ma ora il paese assomiglia al terzo mondo in termini di infrastrutture.

Sul ritorno delle manifatture, il contrasto alla speculazione di Wall Street, e la necessità di difendere il welfare pubblico (Social Security e Medicare) Trump tiene duro, in contrasto con la tradizione del partito repubblicano degli ultimi decenni. Tuttavia nelle ultime settimane l’outsider ha cominciato ad adottare non poco del programma tipico del partito che lo ha nominato dopo la sua scalata ostile durante le primarie: il suo piano economico prevede un enorme taglio alle tasse – di ben 4,4 trilioni di dollari – un taglio alla regolamentazione nei settori della finanza e della salute/ambiente, insieme ad un forte aumento della spesa militare.

Si distingue dall’ortodossia del partito sulla questione infrastrutture invece, in quanto propone un fondo di almeno 500 miliardi di dollari per “costruire la prossima generazione di strade, ponti, ferrovie, tunnel, porti marini e aeroporti”. Tuttavia il meccanismo di finanziamento rimane da definire; per ora Trump parla di un misto di obbligazioni statali e obbligazioni sottoscritte dai cittadini, approfittando dei tassi di interesse bassissimi in questo momento.

E’ lecito essere scettici su queste proposte, principalmente perché si scontrerebbero con le resistenze ad aumentare il deficit se finanziate con i meccanismi tradizionali. E’ un problema che il principale consigliere economico di Trump propone di affrontare con il machete: per Stephen Moore è necessario eliminare diverse istituzioni di governo, partendo dai Dipartimenti (l’equivalente dei Ministeri in Europa) del Commercio, dell’Istruzione, e dell’Energia. Insieme questi dipartimenti impiegano circa 150 mila persone, e hanno competenza su vasti settori dell’economia.

Questi piani, molto cari ai repubblicani più radicali in tema di spesa pubblica, difficilmente troverebbero l’appoggio della classe media che ha dato così tanta linfa ai candidati anti-establishment quest’anno. Infatti Moore, pur parlando regolarmente alla stampa per spiegare come agirebbe un Presidente Trump, ammette di non averne nemmeno discusso nei dettagli con il candidato. Evidentemente c’è chi nell’establishment repubblicano lavora per riportare la politica di Trump sui binari canonici del partito, se lui lo capisce o meno.

– Newsletter Transatlantico N. 63-2016

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