Joanne Cox

Il fattore emotivo del referendum britannico

June 19, 2016

Notizie, Politica

(free) – di Gerardo Fortuna –

Mentre viene pubblicato questo resoconto della settimana europea, non sono state ancora chiarite le circostanze della morte di Helen Joanne Cox, deputato laburista inglese brutalmente uccisa a margine di un evento politico nel West Yorkshire. Madre di due bambini di 3 e 5 anni, Jo Cox aveva sostenuto il fronte referendario del “remain” e promuoveva l’accoglienza ai rifugiati per il suo paese. Alcuni testimoni hanno riferito che il suo assassino avrebbe urlato nell’ucciderla “Britain first”, frase che lascerebbe poco all’interpretazione e che è anche il nome di un movimento politico nato da una costola del partito nazionalista britannico, molto attivo sul fronte della Brexit. Restano da confermare sia la veridicità di questa ricostruzione, sia gli eventuali legami tra l’uomo fermato e sospettato di omicidio e la fazione di estrema destra. L’impatto che il tragico avvenimento sta avendo al momento sulla consultazione è limitato alla sospensione della campagna referendaria di entrambi i fronti, almeno per tutta la giornata di venerdì. I laburisti stanno pensando di estendere il periodo di riflessione e di commemorazione del proprio lutto, che è anche il lutto di tutto un paese che oggi si risveglia in stato di shock. Il marito della vittima ha chiesto al paese di ritrovare unità per vincere l’odio, appello accolto trasversalmente da ogni formazione politica. È probabile che il confronto resti congelato almeno fino al question time del primo ministro Cameron previsto per domenica sulla BBC.

Se il tragico avvenimento ha spinto alla riflessione l’intero Regno Unito e riuscirà comunque a smorzare i toni della rabbia, resta difficile valutarne il peso sull’esito del voto di giovedì. Non si può negare una certa rilevanza della componente emotiva nell’orientare i votanti, come insegna il noto caso di scuola negli studi elettorale dell’unica volta in cui avvenne il sorpasso del PCI sulla DC, in corrispondenza delle elezioni europee del 1984. Tre giorni prima era infatti morto il segretario del PCI Enrico Berlinguer. La partecipazione emotiva per la perdita di un personaggio di riferimento del dibattito politico italiano ebbe l’effetto di influenza la tornata elettorale.

Ancora sulla Brexit

Dopo giorni di subbuglio per l’ascesa della soluzione Brexit nei sondaggi, i mercati si sono calmati mercoledì probabilmente a causa di rumors, risultati poi infondati, riguardo un nuovo presunto accordo tra Cameron e l’Ue sulla gestione dei migranti. Appare a questo punto chiaro come a preoccupare gli operatori economici, ma anche attori politici a tutti i livelli, non è la prospettiva della Brexit in sé, intesa nei termini catastrofisti agitati dall’una e dall’altra fazione di disastro economico per il Regno Unito o di primo passo verso la dissoluzione dell’Unione. Quello che mette in allerta tutti è la prospettiva del salto nel buio. All’interno del Trattato sull’Unione europea è prevista la clausola di recesso all’articolo 50 ma nessuno sa come si applica ovvero cosa succede dopo la decisione di andare via. Non ha aiutato anche l’approccio scelto da Bruxelles di non delineare in via preventiva le prospettive di uscita, quasi a non voler credere sul serio che la situazione potesse precipitare.

Nel frattempo si uniscono al fronte pro-Ue anche il Financial Times e una delle figlie più note del Regno Unito, la mamma di Harry Potter JK Rowling. Anche la Corte di giustizia Ue “dà una mano” al fronte del Bremain respingendo il ricorso presentato dalla Commissione sulla limitazione delle prestazioni sociali per cittadini europei ma senza diritto di soggiorno in Gran Bretagna. Secondo la Corte di Lussemburgo “sebbene tale condizione sia considerata una discriminazione indiretta, è in realtà giustificata dalla necessità di proteggere le finanze dello Stato membro ospitante.”

a gestione della crisi dei migranti e della Brexit, ma anche la mancanza di una ben definita strategia complessiva e il fatto che i suoi viaggi si siano concentrati tra i sei paesi fondatori. Avrebbero giovato della debolezza di Juncker sia Tusk, che può vantare già oggi un maggiore peso rappresentativo, ma anche i suoi vice, in particolare Timmermans e il capo di gabinetto Selmayr. Arriva inoltre da Francoforte una valutazione critica su come la Commissione sta applicando il patto di stabilità e crescita, apparsa sul bollettino economico della BCE di aprile.

– Newsletter Transatlantico N. 43-2016

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