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I democratici e il nuovo Presidente

November 18, 2016

Economia, Notizie, Politica

(free) – di Andrew Spannaus –

La sconfitta di Hillary Clinton ha lasciato molti sconvolti nel mondo democratico, ma per altri sembra essere quasi una liberazione. Nell’ala progressista del partito si riconosce l’abilità di Donald Trump di presentarsi come un candidato anti-sistema, con una forte critica alla grande finanza di Wall Street, mentre Hillary Clinton non è riuscita a smarcarsi dalle ambiguità dei suoi rapporti stretti con l’establishment.

Alcuni democratici addirittura si dichiarano pronti a collaborare con il nuovo Presidente su temi economici. Parlando alla confederazione dei sindacati AFL-CIO, la Senatrice Elizabeth Warren ha sottolineato il sostegno di Trump per il ripristino della legge Glass-Steagall e la volontà di rivedere i grandi trattati commerciali e difendere le pensioni pubbliche (Social Security).

“Se il Presidente eletto Trump vuole affrontare questi temi, se il suo obiettivo è di aumentare la sicurezza economica delle famiglie della classe media, allora io ci sto” ha affermato Warren.

Anche Bernie Sanders si dichiara pronto a collaborare con Trump, se darà seguito alle promesse fatte in economia. L’ex candidato alle primarie democratiche ha citato Glass-Steagall e gli investimenti infrastrutturali come aree dove “attende di lavorare insieme”. Dall’altra parte, Sanders ha ammonito che se Trump abbandonerà queste promesse, sarà pronto a denunciare l’ipocrisia del nuovo Presidente e opporsi in modo vigoroso.

Si profila dunque una situazione in cui i democratici progressisti potrebbero diventare i veri alleati del Presidente Trump, confermando la similitudine tra le campagne outsider in entrambi i grandi partiti. I leader del partito repubblicano come il Presidente della Camera Paul Ryan non vedono affatto di buon occhio le proposte di Trump; preferirebbero dei forti tagli allo stato sociale e una ulteriore tornata di deregulation. Con il controllo di Camera e Senato la strada sembrerebbe spianata, ma la grande incognita è proprio come si muoverà il Presidente, che in teoria potrebbe mobilitare l’opinione pubblica in maniera trasversale per un piano di rilancio economico nettamente in contrasto con i dogmi del proprio partito.

Fino ad ora Trump non ha dimostrato di avere piani precisi in questo senso, ed è certo che alcune delle priorità dei vecchi repubblicani saranno attuate dal nuovo Congresso, principalmente la rimodulazione della spesa sociale, partendo da una modifica della riforma sanitaria di Obama.

E’ evidente però che il Presidente si troverà in grave difficoltà già da subito se tradirà gli impegni presi con la classe media e lavoratrice, che da decenni subisce stagnazione e impoverimento, di fronte al galoppare del mondo della finanza promossa dai politici di entrambi i grandi partiti.

– Newsletter Transatlantico N. 77-2016

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