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Humint nel Sinai: la solita vecchia storia

May 2, 2015

Strategia

(free) – di Paolo Balmas –

La human intelligence, da cui l’acronimo humint, malgrado tutte le incertezze causate da questioni di fiducia e rapporti umani, continua a essere la fonte privilegiata per la raccolta delle informazioni. Ciò che un uomo, o una donna, riporta dopo averlo visto con i propri occhi e vissuto sulla propria pelle, non può essere messo a confronto con il dato oggettivo “scientifico” raccolto con le più moderne tecnologie (satelliti, droni, eccetera). Il dato non-umano, in qualsiasi caso, deve essere sottoposto all’interpretazione di un analista, che ne dovrà poi spiegare i risultati.

Le difficoltà della human intelligence risiedono nella creazione di una rete clandestina funzionante e soprattutto nella potenzialità di una persona di penetrare un territorio geografico, sociale, culturale. Il singolo humint (ci si riferisce spesso a coloro che operano clandestinamente, con l’acronimo stesso cui appartiene l’intelligence che producono), quindi, dovrà avere le fattezze e assumere l’atteggiamento dei componenti del gruppo sociale in cui opererà. Ma il limite più grande è sempre stato quello linguistico. Infatti, non basta conoscere una lingua, bisogna saperla usare e comprenderne ogni sfumatura. La competenza linguistica, in poche parole, è il requisito essenziale dell’intelligence, anche interna (si pensi ai dialetti, ai gerghi).

È un problema che negli ultimi mesi stanno affrontando i servizi di informazione egiziano e israeliano, nel tentativo di infiltrare il gruppo jihadista Ansar al-Beit Maqdas che opera nel Sinai.

La campagna antiterrorismo lanciata dal presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, negli ultimi due, tre mesi, ha provocato l’eliminazione di circa 150 aderenti al gruppo terroristico e decine di arresti. Nel 2014, sono morti nell’area circa 350 militari o agenti di polizia egiziani.

Gli analisti trovano difficoltà a interpretare le informazioni che sono state raccolte, poiché nessuno conosce così bene il particolare dialetto dei beduini che vivono nel Sinai, e che formano le file del gruppo jihadista. A quanto pare, non si serve neanche, come invece hanno sospettato le autorità egiziane in più occasioni, di mercenari o come si preferisce oggi, di foreign fighters. Si è riscontrata l’impossibilità di assicurare alcune informazioni e di comprendere altri schemi, come ad esempio l’assetto gerarchico del gruppo.

Ancora oggi, in alcuni casi, la più evoluta tecnologia per la raccolta dei dati risulta insufficiente senza l’adeguato ruolo della human intelligence.

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