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La trappola di Trump

December 10, 2015

Politica

– di Andrew Spannaus –

La sua candidatura doveva essere un fuoco di paglia; Donald Trump sarebbe dovuto crollare nei sondaggi dopo pochi mesi lasciando spazio ai candidati più seri e graditi all’establishment, più o meno come è sempre successo nelle primarie americane. Eppure è ancora lì, in testa tra i repubblicani quando mancano meno di due mesi all’inizio delle votazioni.

A questo punto comincia a diffondersi il panico tra gli insider: e se Donald Trump fosse davvero in grado di vincere la nomina repubblicana? Cosa succederebbe alla politica americana?

Allo stesso tempo all’estero aumenta l’interesse affascinato verso il fenomeno Trump: possibile che gli americani vogliono davvero uno rude così, uno che in termini italiani è una sorta di incrocio tra Beppe Grillo e Silvio Berlusconi?

La prima cosa da capire è perché Trump piace agli elettori, o almeno ad un numero sufficiente di elettori da permettergli di raccogliere più consensi degli altri candidati repubblicani. Infatti per ora si tratta di sondaggi che misurano il sostegno di una fetta piuttosto ridotta di votanti, il 25-30% di quelli che si identificano come repubblicani, il che si traduce nel 6-8% della popolazione totale, come fa notare il guru delle previsioni Nate Silver. Se si aggiunge che buona parte degli elettori che effettivamente votano nelle primarie – di solito sotto il 25% degli aventi diritto – sono ancora indecisi, vediamo che la strada di Trump è ancora in salita.

Tuttavia non si può negare che c’è qualcosa di diverso in questo ciclo elettorale americano. E’ normale che in entrambi i partiti ci siano dei candidati più istituzionali e degli sfidanti più esterni che riescono a farsi notare. Di solito però i secondi durano poco, vengono sopraffatti dal pragmatismo degli elettori, e dai soldi dell’establishment.

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