L’Unione Europea si ricorda del gas naturale iraniano

April 24, 2015

Economia

(free) – di Paolo Balmas –

Durante gli incontri tenuti a Riga fra il 14 e il 16 aprile 2015, il commissario europeo per l’energia, Miguel Arias Canete, ha dichiarato davanti ai colleghi che l’Iran è una possibile nuova fonte per l’approvvigionamento energetico dell’Unione Europea. La potenzialità è condizionata chiaramente degli esiti dell’accordo sul nucleare che dovrebbe essere firmato entro il prossimo 30 giugno.

In effetti la possibilità di acquistare il gas iraniano non è esattamente una novità. Fra le idee di Bashar al-Assad vi era anche quella di trasformare la Siria in un hub energetico e il gas iraniano avrebbe transitato per le sue terre, avrebbe raggiunto le sponde del Mar Mediterraneo e infine sarebbe approdato sule coste dell’Europa meridionale. Considerato il fatto che l’Italia è il maggior partner commerciale europeo sia della Siria che dell’Iran, probabilmente le coste sarebbero state quelle italiane. A questo gas mediorientale si sarebbe aggiunto il gas russo di South Stream e il gas libico. Ma la crisi in Ucraina, la caduta di Gheddafi, la guerra civile in Siria e poi l’avanzata dell’Isis, hanno messo fine a questa serie di progetti che avrebbero fatto dell’Italia il centro energetico del Mediterraneo e il polo meridionale dell’Unione Europea. Per il momento rimane stabile il polo settentrionale, cioè la Norvegia (membro della Nato ma non dell’Ue) che fornisce all’Unione il 22% del gas naturale. La Russia, dalla quale l’Ue dovrebbe dipendere secondo molti rapporti diffusi dai maggiori media, fornisce circa il 23% del fabbisogno annuale.

Canete si ricorda, così, che esiste il gas iraniano, la seconda riserva al mondo (secondo alcuni la prima), e propone più o meno direttamente le modalità di acquisizione. Infatti, nel suo discorso offre la possibilità di far giungere il gas iraniano attraverso il progetto del Southern Corridor che parte dall’Azerbaijan e al quale si potrebbe unire anche il gas turkmeno.

Tale visione implica il fatto che i grandi produttori di gas ai quali si rivolge oggi l’Unione Europea, con la novità dell’Iran, uniranno le proprie risorse in un gasdotto unico che attraverserà il cuore del Caucaso e la Turchia per raggiungere la Grecia. Anche la Federazione Russa, per aggirare l’Ucraina sta puntando al progetto Turkish Stream, che porterà il gas in Grecia attraverso al Turchia. Il risultato è che Ankara (membro della Nato ma non dell’Ue) gestirà l’hub da cui passerà il gas per l’Unione.

Il problema di fondo, almeno a livello mediatico, è che per questioni di sicurezza (sia dell’Unione che dei singoli stati) sia diversificata la fonte energetica russa. Secondo il progetto del Southern Corridor la diversificazione avverrà solo nominalmente. Infatti, le risorse passeranno attraverso un unico corridoio, che nello spazio meridionale/orientale dell’Ue è l’unico praticabile, ma non poi così sicuro se si analizzano le varie situazioni che si sono sviluppate negli ultimi anni lungo i vicini confini delle nazioni che lo ospiteranno.

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