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Putin, i petrorubli e la tempesta perfetta… sull’Europa

March 31, 2022

Politica, Strategia

– di Paolo Balmas –

Putin ha usato una delle sue carte più forti chiedendo al mondo di pagare in rubli le esportazioni russe di materie prime. Malgrado guerra e sanzioni, il mondo ha bisogno di quelle materie prime, tutti lo sanno molto bene. Bloccare la Russia con un embargo non provocherebbe solo danni all’economia e alla popolazione russa, ma anche a molti paesi in giro per il mondo, inclusi molti paesi europei. Si sente dire che questa scelta russa sia una rappresaglia contro le sanzioni, ma in realtà è molto di più. Questa è una chiara sfida al potere unipolare del dollaro e oltrepassa una linea rossa che Washington ha sempre considerato inviolabile. Chi l’ha violata l’ha pagata, a caro prezzo. I casi più noti della storia recente sono l’Iraq di Saddam Hussein e la Libia di Muhammar Gheddafi. Con questo non si vuole dire che l’uso dell’euro al posto del dollaro per i pagamenti delle forniture di petrolio da questi due paesi siano stati l’unico motivo per la tragica caduta dei loro regimi, ma storicamente deve essere riconosciuto che la sostituzione del dollaro con l’euro è stato uno dei moventi strategici per il cambio di regime. La Russia si inserisce in questo contesto, ma la Russia non è l’Iraq e tanto meno la Libia.

La mossa russa è volta a creare domanda per il rublo e stabilizzarlo in visione del crollo atteso a causa delle condizioni economiche, della spesa pubblica, delle sanzioni. Chiedere di pagare il petrolio e il gas in rubli, come già detto, non è una rappresaglia e non è un dispetto agli Usa. Si tratta invece di una manovra economica tecnicamente efficace, soprattutto con la certezza che le proprie materie prime sono necessarie a molti altri paesi.

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