Federal Reserve

Fallimenti bancari e tassi d’interesse

March 16, 2023

Economia

– di Andrew Spannaus –

Il crac della Silicon Valley Bank ha provocato una rapida risposta da parte del governo americano, con la decisione di chiudere l’istituto in pochi giorni, e a seguire anche altre due banche di media taglia negli Stati Uniti, nella speranza di prevenire una reazione a catena. La storia del perché la SVB è andata in crisi è abbastanza nota, ma ci sono delle implicazioni importanti da considerare sia per la politica monetaria sia per la regolamentazione bancaria, anche se si dovesse effettivamente riuscire ad evitare una crisi più ampia nelle prossime settimane.

La SVB era una banca che prestava servizi a molte start-up nel cosiddetto mondo “tech”. Si dice che il suo modello è andato in crisi principalmente a causa del rapido aumento dei tassi d’interesse nell’ultimo anno. Visto che la SVB investiva i suoi attivi nei titoli di stato Usa, la stretta monetaria di questi mesi ha generato una spirale negativa in cui i correntisti – spesso società con capitali significativi – cercando rendimenti maggiori erano disposti anche a ritirare i soldi, proprio mentre il valore dei vecchi titoli di stato in mano alla banca era diminuito (effetto dei tassi più alti di oggi). Così l’istituto non ha potuto far fronte agli obblighi e la situazione è deteriorata rapidamente.

Tra i commentatori si parla tanto della grande liquidità nell’economia americana, che da una parte ha guidato l’attività delle start-up in vari settori, e dall’altra ha contribuito alla fiammata dei prezzi. Sono decenni ormai che la politica preferita della banca centrale americana è di mantenere i tassi a livelli bassi, e per anni il Quantitative Easing ha iniettato mensilmente decine di miliardi di dollari nel sistema. L’obiettivo era di guidare la crescita, ma dopo il crac del 2008 sarebbe stato saggio chiedersi quale tipo di crescita si dovesse incentivare. Ci sono ancora tanti settori in cui l’espansione è guidata da processi speculativi, come quello della casa e in particolare quello degli affitti – seppur oggi comincia a sgonfiarsi. Quando si aggiungono gli effetti dei programmi di emergenza durante la pandemia, che spesso hanno distribuito soldi in modo indiscriminato data l’urgenza di fermare il crollo, non è difficile vedere la crisi emergente come risultato di un processo di lungo termine di finanziarizzazione dell’economia.

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